Fair Play Finanziario: le squadre coinvolte

Fair Play Finanziario: perché e come

Il Fair Play Finanziario è l’insieme delle regole introdotte dall’UEFA nel 2010 per migliorare la gestione finanziaria dei club che, in quegli anni, versavano in condizioni di profondo rosso. L’inserimento della regola, fortemente voluta dall’allora presidente dell’UEFA Michel Platini, è sembrato la soluzione migliore viste le pesanti perdite: 1,7 miliardi di euro il passivo registrato in totale tra i club delle principali prime divisioni europee all’alba dell’introduzione del FFP.

Fair Play Finanziario squadre coinvolte
Indebitamento dei club europei dal 2008 al 2017. Immagine: calcioefinanza.it

Il grafico mostra la situazione pre e post introduzione del Fair Play Finanziario che, nel lungo periodo, ha portato i club europei al raggiungimento di un risultato economico medio positivo. Diversa la situazione se guardiamo al solo campionato italiano, dove i risultati non sono ancora tra i migliori, come abbiamo potuto leggere nel resoconto della conferenza “Le sfide del calcio italiano”.

Volendo semplificare all’estremo il concetto il FFP impone ai club di non spendere più di quanto si guadagna. Il funzionamento si basa sostanzialmente su tre principi fondamentali: continuità a livello aziendale, azzeramento di debiti (verso altri club, giocatori o autorità sociali e fiscali) ed equilibrio tra costi e ricavi (la famosa break even rule). L’ultimo parametro ha una certa elasticità: si considera soddisfatto anche in presenza di una perdita non superiore ai cinque milioni di Euro o di trenta milioni di Euro se vi sono garanzie economiche quale, ad esempio, un aumento di capitale da parte degli azionisti.

Le squadre che si qualificano a una delle due competizioni europee sono soggette a tali controlli. In caso di mancato rispetto, le sanzioni cui si incorre si aggravano all’aggravarsi e al reiterarsi della situazione di perdita del club:

  • Avviso
  • Multa
  • Riduzione dei giocatori iscrivibili alle liste Uefa (solitamente di 25 giocatori); penalizzazioni di punti
  • Squalifica della competizione in corso e possibile esclusione da future competizioni.

La vicenda Milan…

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Casa Milan. Foto: Getty Images.

In ordine temporale la scure del FFP si è abbattuta per ultima sulla società di via Aldo Rossi che già l’anno scorso era stata a forte rischio sanzioni da parte dell’UEFA: «Milan escluso come conseguenza della violazione degli obblighi di pareggio di Fair Play Finanziario durante i periodi di monitoraggio 2015/2016/2017 e 2016/2017/2018. La Camera giudicante è invitata a emettere un ordine procedurale in cui si prende atto del risultato dell’arbitrato e si terminano i procedimenti relativi al periodo di monitoraggio 2016/2017/2018, che sono diventati inutili», questo il comunicato del TAS.

L’esclusione del Milan dalla prossima Europa League è frutto, in realtà, di un consent award; un accordo tra la UEFA e la società rossonera che consente, a quest’ultima, di far slittare il termine per l’ottenimento del pareggio di bilancio al giugno 2022 anziché al giugno 2021: «Non siamo noi responsabili delle infrazioni che sono state fatte, ci spiace non partecipare alla prossima Europa League ma capiamo anche che dovevamo mettere la parola fine a questa vicenda e ci siamo rassegnati» le parole del Presidente del Milan Paolo Scaroni che commenta così questa esclusione che consentirà alla Roma di accedere direttamente alla fase a gironi dell’Europa League e al Torino di subentrare ai preliminari.

…e non solo

Fair Play Finanziario squadre coinvolte
Foto: Lapresse.

L’esclusione del Milan dalla prossima Europa League è senza dubbio il caso più eclatante visti il blasone e il passato della squadra interessata, ma non è il primo. Fino alla scorsa stagione tra i sedici club penalizzati con l’esclusione dalle competizioni europee spiccava il nome del Galatasaray. Nel 2016 i turchi furono esclusi per due anni a causa del mancato raggiungimento del pareggio di bilancio.

Stessa sorte toccata ai greci del Panathinaikos lo scorso anno: ellenici fuori dalle competizioni europee per tre anni a causa di debiti scaduti per 60 milioni di euro (tra cui il mancato pagamento degli stipendi che causò anche lo sciopero dei giocatori in rosa). Nel 2014, tra le prime squadre a essere penalizzate ci fu il Partizan Belgrado, esclusa dalla Champions’ League conquistata sul campo, non per mancato rispetto della break even rule, ma, come per i greci del Panathinaikos, per posizioni debitorie scadute: stipendi arretrati e ritardo nel pagamento della licenza UEFA.

Queste le altre squadre penalizzate con l’esclusione dalle competizioni UEFA per uno o più anni: Ekranas (Lituania), Cluij (Romania), Bursaspor (Turchia), Pallohonka (Finlandia), Inter Baku (Azerbaigian), Dinamo Mosca (Russia), Cska Sofia (Bulgaria), Targu Mures (Romania), Dnipro (Ucraina), Partizan Belgrado (Serbia), Karabukspor (Turchia), Sion (Svizzera), Irtysh (Irlanda).

 Settlement Agreement

L’esclusione dalle competizioni UEFA è l’extrema ratio dell’organo del calcio europeo che, anzi, ha impostato il FFP come percorso riabilitativo per i club e non prettamente punitivo. Tra i punti cardine dell’intero sistema vi è, difatti, la possibilità di un accordo tra le parti per arrivare entro i termini stabiliti al pareggio finanziario.

È in questi casi che si parla di settlement agreement. Ed è proprio questo strumento che il massimo organo calcistico europeo ha usato spesso negli ultimi anni per aiutare i club a “riabilitarsi” seguendo percorsi prestabiliti, concordati e monitorati costantemente.

La lista delle squadre coinvolte è lunga e include squadre ai vertici dei propri campionati: Manchester City, Paris Saint-Germain, Porto e, tra le altre, anche le italiane Roma e Inter. Gli accordi presi sono differenti tra loro, perché differenti sono le condizioni di partenza dei club interessati. Nello specifico le due squadre di Serie A, dopo il monitoraggio da parte della UEFA che comprendeva multe e limitazioni sul numero massimo di giocatori inseribili nelle liste europee, sono uscite dai settlemet agreement rispettivamente nel 2018 (la Roma) e proprio nel 2019 (l’Inter).

Il futuro a lungo termine? Il FFP non sembra destinato ad abbandonare il mondo del calcio, anche in virtù delle continue modifiche volte a contrastare i tentativi dei club di aggirarne o rimandarne gli effetti (si pensi alle sponsorizzazioni da parte di società affini alle proprietà dei medesimi club o alle operazioni con prestiti con obbligo di riscatto fissate in esercizi futuri). Il tutto restando in attesa della decisione dell’UEFA circa la posizione di un’altra big del calcio europeo da parecchio tempo sotto esame: il City di Pep Guardiola

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