La mossa Bibbiano City

Questa è l’Italia del futuro: un Paese di musichette mentre fuori… c’è la morte!

Questa frase, pronunciata dall’attore Valerio Aprea nell’arco conclusivo dell’ultima stagione della serie TV di culto Boris, rappresenta con cinismo, amarezza e persino ermetismo il Bel Paese, un luogo magico dove uno scandalo riguardante un comune nel reggiano di poco più di diecimila abitanti, amministrato dal PD, diventa un caso nazionale, un episodio sotterrato e sottaciuto dai media (che a dirla tutta ne parlano ventiquattr’ore su ventiquattro). Tutto questo mentre il sospetto tentativo di corruzione internazionale e di ingerenza nei nostri affari interni da parte di una potenza nemica viene derubricato a pettegolezzo giornalistico persino da Sua Eminenza Maria Elisabetta Alberti Casellati, oggi Presidente del Senato, che per intenderci fino all’altro ieri protestava davanti al Tribunale di Milano convinta che Ruby Rubacuori fosse la nipote di Mubarak e che tuttora è incapace di pronunciare un discorso istituzionale senza leggere maldestramente un gobbo.

 

 

La contrapposizione mediatica fra due casi che nulla hanno in comune se non la gravità che li caratterizza in diversi gradi è lo specchio della situazione politica e sociale dell’Italia, dove per ribattere a chi chiede la verità sui rapporti fra Russia e il principale attore politico italiano (sic!) si arrivano a mettere in mezzo le torbide vicende dei bambini di Bibbiano, come se un episodio potesse sovrastare l’altro solo perché a essere coinvolto, con responsabilità tutte da accertare, è un amministratore locale iscritto al Partito Democratico, responsabile del centoventi per cento dei malanni atavici del nostro Paese secondo chi oggi regge la barra della nave disastrata battente bandiera tricolore.

«E ALLORA IL PIDDÌ?????!!!!»

Premesso che i fatti di Bibbiano siano particolarmente gravi (come spiega esaustivamente questo articolo de Il Post) e che sia sacrosanto chiedere ai giudici e a chi di dovere di accertare le responsabilità degli abusi che i bambini avrebbero subito, è disdicevole (oltre che profondamente sciocco) cercare di insabbiare il caso “Moscopoli” sovraesponendo un altro caso che, in circostanze diverse, sarebbe stato derubricato come triste episodio di cronaca e di cui, al popolo, sarebbe interessato il giusto, cioè niente. Non sarebbe interessato a nessuno non perché il fatto non sia grave in sé (e lo ripetiamo per l’ennesima volta, lo è e non ci sono dubbi a riguardo), quanto piuttosto perché in questi tempi superveloci le informazioni sono talmente tante che, come successo in passato per episodi altrettanto gravi, lo spazio di cui avrebbe goduto sarebbe stato inferiore, lasciando ai giudici e alle persone coinvolte l’interesse a cercare la verità. L’unico motivo per cui i fatti di Bibbiano vengono usati come arma dalle persone afferenti a un certo bacino elettorale è che questo caso di cronaca vede coinvolto in una certa misura un amministratore locale iscritto al Partito Democratico (e non per gli abusi, come qualcuno vorrebbe far credere), aggiungendo quindi l’ingrediente principe alla ricetta del più perfetto specchietto per le allodole possibile. Parliamo infatti di un caso che ipoteticamente, in ordine sparso e confuso, può ricomprendere:

  • bambini, piccoli, teneri e indifesi;
  • abusi sui minori;
  • omosessuali o, ancor peggio, transessuali (che schifo!);
  • genitori privati dei propri figli da perfidi assistenti sociali di sinistra;
  • il deus ex machina del male, il temibile PIDDÌ!

Quale miglior ricetta per cucinare la notizia suprema di distrazione di massa da servire in pasto a un popolo affamato di rabbia e livore? Del resto, appare evidente come la quasi interezza dell’apparato dirigente della destra salviniana abbia dato la spinta decisiva a questo episodio (non prima di averlo condito con una spruzzata di complottismo tanto artificioso quanto inventato, si intende), con l’evidente scopo di distrarre la massa dai dettagli a tinte sempre più fosche che sembrano emergere dalle inchieste di BuzzFeed News e L’Espresso, talmente fosche da portare alcuni dei personaggi coinvolti a presentarsi spontaneamente davanti ai giudici che nel frattempo hanno aperto un’inchiesta su questi presunti finanziamenti illeciti.

Bibbiano fake news
I trend di ricerca su Google nell’ultimo mese. Fonte: Google Trends.

La mossa Kansas City

Il risalto social di cui stanno godendo i fatti di Bibbiano altro non è che l’esempio perfetto della cosiddetta mossa Kansas City, un vecchio nome convenzionale che fa riferimento a un tipo di truffa in cui la vittima è convinta di sapere che il truffatore stia tentando di imbrogliarla, cadendo così nel vero inganno progettato ad arte dallo stesso truffatore. In altre parole, essa si basa sul fatto che la vittima pensi di essere talmente furba per finire poi col fregarsi da sola proprio a casa di questa sicurezza fittizia indotta artificiosamente da chi, dal principio, voleva fregarla. Il popolo del web, convinto che sia in atto un insabbiamento mediatico orchestrato dal PD nei confronti del caso di Bibbiano, attua inconsapevolmente l’insabbiamento del caso Russia-Lega, cadendo vittima della truffa architettata dall’apparato comunicativo del Carroccio. Per capire di cosa si sta parlando, basta confrontare i termini di ricerca più utilizzati su Google nell’ultimo mese, che ha visto “Savoini” (analogamente a termini collegabili allo scandalo russo)  e “Rackete” scendere a picco in favore di “Bibbiano”; se già questo può essere un indizio, è bene ricordare un dettaglio: il caso di Bibbiano è scoppiato a fine giugno, perché quindi tirarlo fuori proprio adesso? La risposta è che, forse, “qualcuno” aveva bisogno di un distrattore per allontanare le masse dal caso Moscopoli (la visita di Matteo Salvini al piccolo paese emiliano, annunciata oggi sui social in pompa magna nelle vesti di «padre e difensore dei bambini», non fa che confermare questa tesi). Uno scandalo che vede una potenza straniera tentare di ingerire negli affari interni di un Paese del G7, membro della NATO e dell’Unione Europea, in qualsiasi altro Paese democratico e civilizzato avrebbe portato alle dimissioni in blocco delle persone coinvolte, anche solo con i pochi (ma significativi) elementi di cui oggi siamo a conoscenza; tuttavia, è bene ricordarselo, siamo un Paese di musichette mentre fuori… c’è la morte!

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