Daniele De Rossi e gli italiani del calcio in Argentina

Sono passati circa due mesi da Roma-Parma, ultima partita giocata da Daniele De Rossi con la maglia giallorossa. Un addio doloroso per il giocatore, molto affezionato alla società in cui ha passato gran parte della sua carriera, ma soprattutto per i tifosi. Anche perché dopo il ritiro di Totti, la bandiera giallorossa prima di Danielino, De Rossi era diventato sempre di più un simbolo della Roma e della “romanità”. Complici sia un contratto in scadenza a giugno 2019 sia l’età del calciatore, non proprio giovanissima, la Roma ha deciso di non rinnovare il rapporto che lo legava alla squadra. Nonostante il calciatore si fosse proposto di giocare a qualsiasi condizione pur di non andare via, le strade di Danielino e della Roma si sono così separate. Di giocatori d’esperienza e di carisma come De Rossi ce ne sono pochi, tanto che numerose società si erano interessate a lui. Si ipotizzava un possibile futuro sempre in Serie A, con squadre come la Sampdoria di Di Francesco e la nuova Fiorentina di patron Comisso, pronte ad approfittare dell’occasione. Alla fine, però, la scelta di De Rossi è ricaduta sul Boca Juniors, squadra per cui Daniele simpatizza e di cui rispetta la lunga tradizione vincente. Questa operazione di mercato è stata resa possibile dal rapporto che c’è tra De Rossi e Nicolás Burdisso. L’argentino, nella sua lunga carriera, ha vestito anche la maglia della Roma e ora ricopre il ruolo di direttore sportivo proprio al Boca Juniors. Il rapporto di profondo rispetto tra i due calciatori in questione è uno dei tanti fattori che ha reso possibile un’operazione di mercato, se non altro curiosa. Non succede spesso che calciatori italiani – soprattutto se nati in Italia – vadano a giocare in Argentina. De Rossi, però, non è il primo – e non può essere nemmeno l’ultimo − che ha fatto questo percorso nella propria carriera.

Una storia di sport che si intreccia con quella che è stata una parte della storia d’Italia: stiamo parlando dell’emigrazione. Specialmente nei primi anni del ventesimo secolo, molti italiani provenienti da tutte le regioni del nostro Paese sono partiti per altri lidi a cercare fortuna. Questo riguarda – ovviamente – anche gli sportivi; nel nostro caso, i calciatori. Viene subito alla mente Renato Cesarini. Lui è stato probabilmente il primo grande calciatore a rappresentare questo fenomeno. Nato a Senigallia nel 1906, partì alla volta dell’Argentina con la sua famiglia e proprio lì iniziò a giocare a calcio. È uno dei calciatori più forti di sempre ad aver vestito la maglia del Chacarita Juniors, squadra di grande tradizione e protagonista di uno dei tanti derby metropolitani di Buenos Aires. Dal 1924 al 1928 Cesarini segnerà cinquanta gol in circa ottanta presenze. Essendo italiano a tutti gli effetti, nel 1929 arriva alla Juventus: farà parte della “Juve del quinquennio”, capace di vincere ben cinque scudetti di fila dal 1931 al 1935. Solo il Grande Torino e l’Inter sono riuscite a replicare tale impresa. Diventerà ancora più famoso per quella che è ricordata come la Zona Cesarini, ovvero il gol decisivo che arriva in extremis. Dopo cinque stagioni alla Juventus torna in Argentina, proprio al Chacarita Juniors, per poi andare a chiudere la carriera giocando nel River Plate e diventarne l’allenatore. Sarà lui ad allenare nei primi anni della celebre Maquina, la formazione dei biancorossi che dominò il campionato argentino per un decennio.

Come detto in precedenza, però, non fu solo Cesarini a compiere lo stesso percorso, cambiando solo i colori.

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Renato Cesarini, qui con la maglia della Juventus. Il celebre calciatore, molto prima dell’arrivo di De Rossi al Boca, è stato forse il primo italiano ad aver giocato nel calcio argentino. Foto: wikicommons.

La storia di Nicolás Novello è abbastanza simile. Nasce a Cosenza nel 1946 e due anni dopo partì alla volta dell’Argentina con la sua famiglia, da un’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale. Non giocherà mai in Italia, ma si porterà sempre dietro l’appellativo Tano, come vengono chiamati gli italiani in Argentina. Fu il primo giocatore nato in Italia a vestire la maglia del Boca Juniors: debutta con gli xeneizes nel 1966. Giocava attaccante e totalizzò più di cento presenze in maglia gialloblù, vincendo per due volte la Primera Divisiòn, assieme a una Coppa d’Argentina nel 1969. Curiosamente, questa fu l’unica Coppa nazionale giocata in Argentina fino al 2011, con l’introduzione della formula moderna del torneo. Chiuderà una modesta carriera in Cile con la maglia dell’Uniòn Española, per poi intraprendere la carriera di allenatore, tornando anche al Boca come tecnico delle giovanili.

Una storia simile è quella di Francesco Serafino. Ragazzo nato a Rho nel 1997, ma originario della provincia di Cosenza, è un giovane calciatore che in passato ha attirato l’interesse di molti. Tesserato della Reggina, viene notato da Bruno Conti che lo porta alle giovanili della Roma. La storia ha voluto che nel 2012 il giocatore seguisse il padre musicista in Argentina e continuasse il suo sviluppo di calciatore nelle giovanili del River Plate. Si allenò per un breve periodo con i millionarios, ma fu il Boca a credere seriamente in lui, decidendo infine di tesserarlo. In un’intervista, Serafino ha raccontato come, nella sua esperienza di calciatore tra le due società più famose d’Argentina, si allenasse con calciatori del calibro di Rodrigo Bentancur e altri, arrivati in prima squadra sia nel Boca che nel River. La sua carriera prosegue con l’interessamento del Torino, che vuole portarlo in Italia: essendo un tesserato extracomunitario a tutti gli effetti avrebbe però dovuto aspettare il compimento del diciottesimo anno, quindi non se ne fece nulla. Con il Torino giocò una partita al torneo Città di Grugliasco, segnando anche un gol, però il suo talento non riuscì mai a decollare. Pertanto, è tornato in Sud America al Huracàn di Montevideo, per poi ottenere un contratto nei Naxxar Lions di Malta. In Italia giocherà con le maglie di Rimini e Triestina, per poi finire a giocare in Galles nel Bangor City FC, portandosi sempre il Boca nel cuore, la squadra che per prima credette in lui. Francesco Serafino è l’unico italiano ad aver vestito entrambe le maglie di Boca Juniors e River Plate, le due rivali più agguerrite di sempre, sebbene non abbia mai esordito in prima squadra.

Francesco Serafino, uno dei tre italiani ad aver mai indossato la maglia del Boca assieme a Daniele De Rossi e Nicolas Novello. Foto: twitter.com/serafinofutbol
Francesco Serafino, uno dei tre italiani ad aver indossato la maglia del Boca assieme a Daniele De Rossi e Nicolás Novello.

Oltre a questi ci sono altri italiani che hanno giocato in Argentina prima di De Rossi: due sono giocatori che hanno fatto a loro modo la storia del calcio. Il primo, Delio Onnis, è un calciatore italiano di origini sarde nato in Ciociaria. Anche lui, come Novello e Cesarini, nasce in Italia e parte alla volta dell’Argentina con la propria famiglia. Inizia a giocare a calcio nelle giovanili dell’Almagro e ben presto viene notato da un’altra grande squadra di tradizione del campionato argentino, il Gimnasia La Plata. In tre stagioni con la maglia biancoblù ha messo a segno sessantaquattro reti in circa centodieci presenze: quasi un gol ogni due partite giocate, una media impressionante. Sarà la sua vena realizzativa a farlo diventare il giocatore più prolifico della storia del campionato francese. Dopo aver giocato in Argentina con il Gimnasia La Plata, si trasferisce infatti a Reims a giocare per la neopromossa squadra della città. È l’inizio di una storia che vedrà Onnis segnare quasi trecento gol con le maglie di Reims, Monaco, Tours e Tolone, in quindici anni di permanenza nel calcio transalpino. Nonostante l’arrivo di grandi calciatori in Francia negli anni successivi, il nome di Delio Onnis è ancora lì, al vertice dei record del campionato francese.

Il secondo calciatore italiano che ha fatto la storia in Argentina è Dante Mircoli. Romano di nascita, classe 1947, si trasferì in Argentina e crebbe nel settore giovanile dell’Independiente. Una squadra gloriosa, che vanta ben sette vittorie in Copa Libertadores: nessuno è come loro. Mircoli vinse il trofeo nell’edizione del 1972 e andò a giocare la Coppa Intercontinentale contro il temibile Ajax di Johan Cruijff e del calcio totale. Attirò l’interesse della Sampdoria, ma la sua permanenza a Genova e in Italia fu costellata di infortuni. Tornò in Argentina dopo aver vestito le maglie del Catania e del Lecco, accasandosi al Racing Club. Non riuscì più a essere determinante come con la maglia dell’Independiente, con cui è entrato nella storia. È il primo nato in Italia ad aver vinto la Copa Libertadores: chissà che Daniele De Rossi non possa essere il secondo a riuscirci.

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Daniele De Rossi, nel giorno della firma del contratto con il Boca Juniors, affiancato da Nicolas Burdisso.
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