Palmeiras, una vittoria che sa di riscatto

Qualche giorno fa si è conclusa la Copa Libertadores 2020, ultimo atto della stagione calcistica sudamericana dell’anno appena trascorso. Per via dello scoppio della pandemia di Covid-19 nel continente, in Sud America il calcio si è fermato a lungo, sia nella sua forma internazionale sia negli scontri tra i club delle varie federazioni. La Copa Libertadores infatti, per via del coronavirus, è stata momentaneamente interrotta proprio a marzo, poco dopo la fine della fase a gironi. Il torneo è ripreso a novembre con la fase a eliminazione diretta. È poi terminato il 31 gennaio, con la finale del Maracanã tra Santos e Palmeiras.

Così come in tante altre occasioni, la Copa Libertadores è una di quelle manifestazioni che è capace di regalare emozioni fortissime, ma allo stesso tempo di creare delle situazioni al limite dell’impossibile. Un esempio può essere la finale giocata nel 2019 tra Flamengo e River Plate. A pochi minuti dal termine dei minuti regolamentari, i Millonarios si trovavano in vantaggio per 1-0, per poi essere rimontati dal Flamengo nell’arco di tre minuti con due gol segnati da Gabriel Barbosa, meglio conosciuto come Gabigol.

Anche questa finale non è da meno. Proprio come nella finale 2018, tra Boca Juniors e River Plate, in questa edizione della Copa Libertadores, nuovamente due squadre dello stesso Paese si sono trovate l’una contro l’altra. Questa volta, la rivalità era circoscritta all’interno di uno Stato, quello paulista, a differenza delle due compagini argentine che condividono la stessa zona metropolitana di Buenos Aires. Ma soprattutto, come abbiamo avuto modo di vedere in altre occasioni, ancora una volta la Copa Libertadores si mostra una vetrina per le “seconde occasioni”. In particolare, tra le fila dei vincitori del Palmeiras, vi erano ben quattro calciatori passati nel calcio italiano.

Leggi anche: Copa Libertadores, El Superclásico più importante di tutti.

Un altro tipo di “legame” italiano

La storia della Sociedade Esportiva Palmeiras è fortemente legata all’Italia. È una società che venne fondata proprio da migranti italiani in Brasile. Durante gli anni ha vantato diversi calciatori che hanno fatto la storia di questo sport. Tra questi ci sono sicuramente José Altafini – o Mazzola per i brasiliani – e Vavá, che vinsero la Coppa Rimet nel 1958 e nel 1962. Ma non solo, anche giocatori come Mazinho, Gabriel Jesus, Marcos Assunção, Rivaldo, Cafu durante la loro carriera hanno vestito la maglia del Verdão.

Oltre a quello delle radici di questo club, un altro tipo di “legame” tra il Palmeiras e l’Italia può essere trovato – perlomeno in questa formazione – nella presenza di ben quattro calciatori che hanno giocato nel nostro calcio. Certo, il livello dei sopraccitati era altamente superiore rispetto ai giocatori che oggi difendono i colori dell’Allianz Parque.

Tra i beniamini del pubblico spunta sicuramente Felipe Melo, un calciatore che ha fatto della sua aggressività in campo una delle sue caratteristiche chiave, rendendolo più croce che delizia dei tanti allenatori che l’hanno avuto tra le proprie fila. In Italia lasciò un ottimo ricordo a Firenze, fino a quando non venne ceduto agli odiati rivali della Juventus. Tornerà in Serie A per vestire la maglia dell’Inter, per poi tornare in Brasile al Palmeiras, squadra che rappresenta da anni ormai, fin dal 2017.

Eppure all’inizio della sua carriera italiana, Felipe Melo era effettivamente considerato un giocatore promettente. Tanto da prendere parte anche alla Confederations Cup del 2009 ed essere convocato tra i ventitré che parteciparono al mondiale di Sud Africa 2010. Il caso ha voluto che proprio un cartellino rosso per Felipe Melo fosse una delle cause per cui il Brasile uscì ai quarti di finale contro l’Olanda. A oggi, O Pitbull non ha più vestito la maglia verdeoro.

La Copa Libertadores regala però seconde possibilità a calciatori etichettati come “bidoni”. Felipe Melo non è l’unico a far parte di questa squadra tra gli “italiani”. Luiz Adriano è un altro che arrivò in Italia al Milan, con una fama di punta esperta, vincente, pronto a misurarsi col campionato italiano. Lo lascerà mestamente con appena quattro reti segnate in trentatré presenze. L’attaccante brasiliano riuscirà ugualmente a togliersi la soddisfazione di vincere la Supercoppa Italiana con il Milan nel 2016, ma lascerà l’Italia poco dopo, nel mercato invernale del 2017, per andare allo Spartak Mosca. Dopo tre anni in Russia torna in Brasile al Palmeiras, dove trova una certa vena realizzativa. Soprattutto, si rende fondamentale nella semifinale contro il River Plate, segnando uno dei tre gol della partita.

Leggi anche: Copa Libertadores, El Superclásico delle “occasioni mancate”.

Ancora più decisiva è stata la difesa, specie nella partita di ritorno contro i Millonarios, che sono stati a un gol dalla qualificazione alla terza finale di Copa Libertadores in tre anni. Reparto arretrato composto da due ex calciatori di Serie A, non esattamente due meteore. Uno è Gustavo Gómez e l’altro è Alan Empereur.

Il primo arrivò al Milan con la nomea di difensore più promettente del calcio paraguayano. I rossoneri andarono a prelevarlo dal Sud America, dal Lanús. Con le sue ottime prestazioni aveva aiutato la sua squadra a vincere il campionato argentino nel 2016. Con il trasferimento al Milan però le sue chances di giocare furono ben poche, e venne utilizzato quasi con il contagocce. Totalizzò venti presenze in tre stagioni a Milano.

Andando al Palmeiras, però, trova una certa continuità di prestazioni che gli garantiscono la Bola de Prata, premio individuale paragonabile alla top 11 dei calciatori migliori della stagione calcistica. Nel 2019 è l’unico rappresentante del Palmeiras a vincerla, assieme al compagno di squadra Dudù.

La storia di Alan Empereur, invece, è ancora più strana. Acquistato dalla Fiorentina nel 2008, inizia a girare l’Italia in prestito tra Campania, Abruzzo, Toscana, Puglia, accasandosi alla fine all’Hellas Verona. Rimarrà nel capoluogo scaligero fino allo scorso novembre. Sarà poi girato in prestito al Palmeiras dove il destino ha voluto che l’ex difensore del Verona vincesse la Copa Libertadores in una finale pazzesca, decisa letteralmente agli ultimi istanti.

A rimarcare quanto questo possa essere un torneo strano, nel prossimo Mondiale per Club in Qatar il Palmeiras dovrà fare a meno di Breno Lopes, calciatore che ha segnato il gol a recupero scaduto contro il Santos. Per problemi legati al suo tesseramento, avvenuto dopo la scadenza della sessione di mercato internazionale, la FIFA non gli ha riconosciuto la possibilità di partire per il Qatar. Sebbene per la FIFA il tesseramento non sia effettivamente considerabile valido per questo genere di competizioni internazionali, per la CONMEBOL invece questa dinamica risulta regolare. È proprio vero che il calcio sudamericano è magico…

Leggi anche: Copa Libertadores su FIFA 20, dal videogioco al caos reale.

Impostazioni privacy