Batti le mani se ci credi: divinità e fede nella letteratura fantasy contemporanea

Parlare di dèi nella letteratura implica inserire nella narrazione un confronto tra ordini di grandezza: l’infinitamente piccolo dell’umanità e l’infinitamente grande della divinità che assume il ruolo di aiutante o antagonista dell’eroe. Fin dai tempi di Omero, il ruolo della divinità è legato a quello dell’entità contro cui non vi è alcuna possibilità di scontro: l’uomo resta un uomo e pur essendo un eroe, quindi superiore agli altri uomini, è per sua natura inferiore agli dèi ed è impossibile prevalere su di essi per qualità o abilità. Il solo tentarvi macchia l’uomo di hubris, empietà, e le conseguenze sono sempre nefaste, ci insegnano numerosi miti, come quello di Aracne o di Marsia.

Il crepuscolo degli dèi: anche gli dèi muoiono

La divinità non può morire (o almeno, non muore facilmente se non per mano di suoi simili) e, pur possedendo vizi oltre che virtù, non vi è possibilità di fallire per il ruolo che ricopre. Per tale motivo, il ruolo di protagonista è quasi sempre precluso al dio al di fuori del mito, rendendolo quindi solo al pari di un elemento letterario in servizio della narrazione e dei protagonisti: il cosiddetto deus ex machina, nato e utilizzato a partire dal teatro greco. Se ciò rimane una costante dal mondo antico fino al mondo moderno, è solo a partire da pochi decenni che il romanzo vede nel dio un personaggio attivo per merito di un’equivalenza tra la sua condizione e quella degli uomini.

La morte della divinità è una condizione che nel mito è trattata in diverse culture: la mitologia norrena prevede una battaglia finale tra dèi e forze del male in cui divinità come Odino sono destinate a soccombere. Prima del Ragnarok, Baldur, il dio della bellezza e della natura, muore per un tranello di Loki, il quale ne impedisce anche la resurrezione. Nella mitologia egiziana, il dio Seth uccide e smembra il fratello Osiride ed è compito di Iside, consorte di Osiride, recuperarne i pezzi per riportarlo in vita. Tuttavia, l’esistenza del dio non è mai minacciata se non da altri dèi o entità a essi superiori. Cosa succede invece se la vita e la morte del dio dipendono da fattori in mano a esseri ben diversi dal divino?

dèi letteratura
Trionfo di Aurora, Franz Anton Maulpertsch, 1780. Foto: Wikipedia Commons.

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Il ruolo degli dèi nella letteratura contemporanea

Una visione moderna della divinità nella letteratura fantasy vedrebbe quindi l’elemento della fede come fondamento per l’esistenza del dio. Infatti, se viene posto nella narrazione l’assunto che il dio esiste solo sulla base della fede dei suoi credenti e i poteri che possiede sono proporzionali alla fede in esso, ecco che il dio diventa fallibile e l’elemento di conflitto viene aggiunto nella narrazione. In tal modo, il dio passa da mero espediente letterario a personaggio attivo, anche come protagonista.

Questa nuova visione del divino non è particolarmente diffusa nella letteratura fantasy contemporanea, in cui gli dèi rimangono ancorati ad aspetti cari al mito. Tuttavia, è con autori come Terry Pratchett e Neil Gaiman che il ruolo della fede diventa cruciale per l’esistenza dei personaggi ed è l’elemento su cui si fonda la narrazione dei loro racconti.

Credere nel Mondo Disco: dalle Tartarughe Divine a Babbo Cinghiale

L’universo in cui Pratchett ambienta i suoi racconti appare fin da subito coerente con la definizione di “fantastico”: dèi, uomini, streghe e molte altre razze fantastiche vivono in un mondo che risulta piatto e si poggia sulla schiena di quattro elefanti che a loro volta si trovano sul guscio di una tartaruga gigante che nuota nell’universo. La regola fondamentale di tale mondo è credere: se un numero adeguato di persone crede a un qualcosa, essa può accadere o, nel caso di dèi ed esseri fantastici, essi possono esistere e agire.

Gli dèi del Mondo Disco, come spiegato nel romanzo Tartarughe Divine (Small Gods), devono il loro potere alla quantità di fede che ricevono, che permette loro di diventare dèi a tutti gli effetti. Il Mondo Disco infatti, è popolato da milioni e milioni di microscopici e invisibili “Piccoli Dèi” che cercano disperatamente di trovare fedeli per poter crescere ed evolvere in dèi capaci di alterare la realtà, esaudendo preghiere o fulminando coloro che dubitano nella loro esistenza, come accade fin troppo spesso ai filosofi della nazione di Ephebe, una parodia della Grecia Classica.

In Tartarughe divine, la nuova reincarnazione del Grande Dio Om, il dio della nazione teocratica di Omnia, non va a buon fine: il dio, vanaglorioso e indifferente ai suoi fedeli, si reincarna in una piccola tartaruga priva di poteri e scopre di avere un solo credente in tutta Omnia, il mite monaco Brutha. Dopo un lungo viaggio, Om comprende che benché a Omnia tutti obbediscano ai dettami del clero nessuno crede più in lui. Solo nel climax della narrazione Om riesce a riottenere la fede del popolo, ritornando a essere un potente dio che ora può fare tesoro dell’esperienza ottenuta nel suo viaggio con Brutha, comprendendo l’importanza degli uomini per un dio (e quanto un dio è importante per loro) in un concetto che richiama lontanamente la Parabola del Buon Pastore (implicitamente usata come background per le origini di Om come dio):

se vuoi migliaia di fedeli, allora devi combattere per ciascuno di loro.

Se in Tartarughe divine vengono mostrati i rapporti tra dèi e fede, in Hogfather vediamo le conseguenze di tale rapporto: cosa succede nell’equilibrio della fede popolare del Mondo Disco se una figura mitica come Hogfather (l’equivalente di Babbo Natale del Mondo Disco che porta salsicce ai bambini buoni e ossa a quelli cattivi) viene eliminata, causando un surplus di fede? Una gilda di assassini cerca di eliminarlo e la sua assenza causa la genesi di esseri fantastici, tra cui Bilius, l’Oh-Dio delle Sbronze e svariati esseri minori come la Fata della Calvizie e il Mangia-Calzini. Solo grazie all’intervento della Morte e di sua nipote Susan Sto Helit, protagonisti di altri volumi del Mondo Disco, Hogfather viene salvato, ripristinando l’equilibrio tra credenze e fede (con la conseguente scomparsa di quasi tutti gli esseri creatisi precedentemente).

La Tempesta è vicina: una guerra tra Vecchi e Nuovi Dèi in America

Nell’universo fantastico del Mondo Disco, dèi, fede e magia si mescolano nella logica dell’umorismo che trapela nei vari volumi. Cosa succederebbe invece, se nel nostro mondo ogni dio che è stato venerato esistesse davvero per la legge metafisica della fede? Come agirebbero tali esseri nel mondo contemporaneo, senza più fedeli o templi? Sono queste le domande a cui Neil Gaiman rispose nel 2001 con uno dei suoi romanzi più noti, American Gods. Il romanzo narra delle avventure di Shadow Moon, un ex galeotto assunto come guardia del corpo da un losco individuo, Mr. Wednesday e viene così introdotto nel mondo fantastico degli dèi, conoscendone diversi di antichi popoli e culture. Portati in America dai loro fedeli, i Vecchi Dèi si sono ritrovati privi di preghiere e sacrifici e costretti a soccombere o a racimolare nutrimento come possibile (come la Regina di Saba, costretta a prostituirsi, o il dio slavo Chernobog, dio della violenza e della morte, macellaio in un mattatoio fino alla pensione). Oltre ai vecchi dèi, Shadow scopre l’esistenza dei Nuovi Dèi,

Dèi delle carte di credito e delle autostrade, di Internet e del telefono, della radio e dell’ospedale e della televisione, dèi fatti di plastica, di suonerie e di neon. Dèi pieni di orgoglio, creature grasse e sciocche, tronfie perché si sentono nuove e importanti

nati dalla fede e dal tempo che l’uomo dedica inconsapevolmente a essi. Il conflitto tra questi due schieramenti è imminente e Shadow, mentre scorta Wednesday nel suo viaggio attraverso l’America per reclutare esseri divini e fantastici dalla sua parte, compie anche un viaggio interiore tra sogni e visioni in un mondo sotterraneo sotto la guida di un misterioso Uomo Bufalo.

Oltre alla descrizione di Shadow Moon come archetipo dell’uomo comune, Gaiman pone gli dèi su due poli distinti e separati. Infatti, descrive i Vecchi Dèi come rassegnati, ormai destinati a scomparire per sempre come le persone che li hanno venerati. Al contrario, i Nuovi Dèi nascondono dietro arroganza e falsa sicurezza la paura di finire come i loro simili per via della naturale propensione dell’uomo a ricercare il nuovo. Come si evince dal passaggio in cui Nuovi Dèi come gli Dèi delle Ferrovie o dei primi Aeroplani sono mostrati chiaramente indeboliti e depotenziati, appare evidente che anche a loro toccherà essere rimpiazzati da divinità ancora più nuove e attraenti. L’America non è un buon paese per gli dèi e la mancanza di fede porta allo scontro finale, una guerra tra idee e sogni per esistere e resistere.

Fides ultima res?

Gli dèi nella letteratura contemporanea non se la passano molto bene sotto la luce della fede: nelle opere di Pratchett e di Gaiman, credere e ricordare sono fondamentali per l’esistenza della divinità. Infatti, essa presenta virtù e vizi paragonabili a quelli degli uomini che l’hanno creata ed è più o meno incurante di essi, come nell’Olimpo del Mondo Disco, dove gli dèi passano il tempo a giocare con le vite degli uomini. In altri casi, la divinità stessa si ritrova comunque a non poter prestare fede all’antico patto “preghiere=miracolo” per via della mancanza di fede e sacrifici, come in American Gods.

In una società in cui credere è diventato problematico per la natura di ciò in cui si crede, tra bufale e fake news, gli dèi del fantasy ci ricordano le conseguenze del nostro credere perché le persone, come riflette Shadow Moon, 

credono, e poi non si assumono la responsabilità delle loro convinzioni; evocano le cose e non si fidano dell’evocazione. Le persone popolano l’oscurità; di fantasmi, di dèi, con gli elettroni, con i racconti. Le persone immaginano e le persone credono; ed è quella convinzione solida come una roccia che fa accadere le cose.

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