8 album che (mi) hanno salvato il 2020

Per iniziare questa rubrica con il piede giusto e dare qualche informazione non richiesta sui personalissimi gusti, di chi scrive, ho deciso di scrivere degli album che ho amato usciti nel 2020. Non apprezzo le classifiche, quindi considerate i seguenti in ordine sparso. 

Lil Kevo 303 – the taste of food is my reason for living 

Traccia preferita: Shrimp_Cocktail_187f200f

Amo i breaks. Se poi si uniscono soundtrack di videogames e sample vocali in giapponese, praticamente è fatta. Sedici tracce sotto i tre minuti, intensissime, con ritmiche sincopate e suoni 8 bit che non sfociano mai nell’essere iperprodotti, e che con grazia ci ricordano che si può ascoltare la breakbeat senza essere per forza in un club. Magari mentre si gioca a Breath of the Wild. In quel caso, forse funziona anche meglio della soundtrack originale. Lil Kevo 303 esiste dal 2019, viene da Boston e, oltre a produrre, fa anche il dj. Il suo sito è un trip di cui non pentirsi. 

album 2020

Ulver – Flowers of Evil

Traccia preferita: Russian Doll

Dove sono finiti gli Ulver cattivissimi e oscurissimi? Non ce ne frega niente, ci teniamo questi bellissimi cavalieri dello zodiaco anni Ottanta, con i sintetizzatori alla Duran Duran e le chitarre alla Depeche Mode. Flowers of Evil è uno di quei dischi di cui non skippi le tracce, ti vuoi godere l’esperienza di mettere su una musicassetta in macchina e viaggiare di notte, per ore e ore. Quello che si sente quando si ascolta questo ultimo album è l’interpretazione degli Ulver di una nostalgia personalissima, impossibile da comprendere senza immergersi nella lettura dei testi.

Sewerslvt – Draining Love Story

Traccia preferita: Yandere Complex

Breakcore. Sì, ancora. Sewerslvt produce questo incredibile tappeto sonoro con influenze dark ambient, nightcore e vaporwave, su cui costruisce con eleganza una serie di breaks iperdinamici. Dieci tracce con una carica emotiva che non ci si aspetta di trovare in un lavoro dance-oriented ma che, senza vergogna, fanno arrivare con il magone in più momenti durante l’ascolto. 

 

album 2020

Oneohtrix Point Never – Magic Oneohtrix Point Never

Traccia preferita: The Weather Channel

Ho comprato il vinile a scatola chiusa, all’uscita della prima traccia in anteprima, tanto ero emozionata nel sentire di nuovo lo stesso brivido che avevo sentito al primo ascolto di Garden of Delete. E che dire, Magic Oneohtrix Point Never non ha deluso. Quest’album è un capolavoro sonoro, un ritorno all’identità con cui OPN aveva giocato con il suo ultimo lavoro (folk?) che non era male nella sua interezza, ma che era considerabile un po’ come lo spin-off su Ciuchino nella saga di Shrek: lo ascolti solo se sei fan, ma non è canon. Glitchato, ispirato all’avant-pop in tracce come I Don’t Love Me Anymore e con una grande attenzione al sound design e al combinare vocals processati come strumenti portanti della composizione, Magic OPN diventa il simbolo di un grande ritorno. 

Lorenzo Senni – Scacco matto

Traccia preferita: Discipline of Enthusiasm

È tornato Lorenzo, e ha portato un carico grande grande di emozioni. Scacco matto è un’esperienza. Ho partecipato all’ascolto collettivo del disco prima della release ufficiale su una piattaforma creata ad hoc dove era possibile giocare a scacchi e chattare con Lorenzo stesso, e da quando l’album è finalmente uscito ha preso il posto d’onore nei miei ascolti mensili. Senni fa sempre la stessa cosa, ma la fa talmente bene e con talmente tanta cura e voglia di raccontare che è uno degli artisti che meglio riesce a canalizzare l’intenzione artistica nell’arte che produce. Parlare di Scacco matto vuol dire anche citare la performance di Lorenzo Senni e del pianista Andy Mancini al C2C 2020, un bellissimo concerto con alcuni brani ripresi dall’album trasformati in cover per piano e suonati mentre Lorenzo copriva con vernice di bombolette spray piano e pianista. 

Kaki King – Modern Yesterdays

Traccia preferita: Sanitized, Alone

Kaki King non ha bisogno di presentazioni, essendo una dei chitarristi più grandi del nostro tempo. Non ascolto tanti album prevalentemente mono-strumentali, ma la grazia di Kaki sulle corde della chitarra riesce a creare un’orchestra invisibile davanti agli occhi. Le armonie e gli arpeggi hanno una profonda melanconia, uno struggente peso sullo stomaco che rende difficile ascoltare, ma anche smettere di ascoltare. 

Lucrecia Dalt – No era sólida 

Traccia Preferita: Ser boca

Solidissima sperimentazione sonora, un faro dell’avant-garde contemporaneo, questo album di Lucrecia Dalt si incastona perfettamente nella sua discografia, come un continuum naturale di un lavoro di ricerca quasi scientifico in campo sonoro. Amo quest’album quanto amo il livello di disagio che dà, quanto fa rabbrividire ogni tanto di orrore e paura e ogni tanto come riflesso di suoni che si avvicinano a quello che si prova sentendo delle unghie correre sull’intonaco. È ifficile spiegare questo lavoro, e tanto più è difficile descrivere a parole le sensazioni che trasmette, l’alienazione e l’angoscia. Il lavoro di Pedro Maia, correlato al suono, è un capolavoro visivo da guardare al buio, soli e con le cuffie. 

 

maarja nuut – World Inverted 

Traccia preferita: Cloths of heaven

maarja ha tutta l’Estonia dentro. L’influenza scandinava nello stile di scrittura e di canto, la malinconia nordica pervadono tutta la composizione sonora. Questo album è come un cicatrizzante sopra una ferita fresca, la voce di maarja è riverberata e proviene da tutti i lati e ti abbraccia forte mentre la ascolti. Il contrasto tra suoni delicati e leggeri, con intermezzi brutali e metallici ne arricchisce la poeticità. 

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