Il campionato di Serie A è oramai alle battute conclusive. L’Inter guidata da Antonio Conte si appresta a cucirsi sul petto il diciannovesimo scudetto della sua gloriosa storia, mentre per le qualificazioni alle coppe europee e nella zona salvezza è ancora tutto da decidere. La compagine che in questa stagione è stata maggiormente al centro dell’attenzione è il Milan che tuttavia sta passando un momento di grande difficoltà che potrebbe condizionarne i piani nel medio-lungo termine. Ma cos’è successo al Milan? Com’è passato da un’annata da record come quella del 2020 a una situazione in cui anche la qualificazione in Champions ora è tutt’altro che garantita? Analizziamo pro e contro dei rossoneri e proviamo a capire cosa potrebbe prospettarsi nel prossimo futuro.
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Un’implosione inevitabile
Il ritorno di Zlatan Ibrahimović nel gennaio 2020 ha rappresentato uno snodo cruciale nella storia recente del Milan. La squadra di proprietà del Fondo Eliott infatti proveniva da una serie di annate poco felici e senza una continuità della guida tecnica in grado di costruire un progetto di livello. Eccezion fatta per il campionato 2018/2019 in cui i rossoneri guidati da Rino Gattuso avevano sfiorato la qualificazione in Champions League, dal post Massimiliano Allegri alla gestione fallimentare di Marco Giampaolo c’erano state pochissime gioie per i tifosi del Diavolo, fino appunto al ritorno dello svedese e all’approdo di Stefano Pioli in panchina. Dopo il 5-0 subito a Bergamo contro l’Atalanta nel dicembre 2019, forse il punto più basso dell’ultimo decennio del Milan, la squadra ha trovato una leadership forte in campo e una guida equilibrata fuori. Senza fissazioni tecniche, senza giocatori inamovibili e badando al sodo, Pioli ha costruito una rosa che ha letteralmente incantato l’Italia per tutto lo scorso anno.
L’inizio della Serie A 2020/2021 è stata infatti sotto il segno della continuità in termini di risultati. Vittorie a ripetizione e grandi prestazioni avevamo per qualche istante fatto sognare i tifosi. Anche le pochissime sconfitte arrivate in Europa League con il Lille o in campionato contro la Juventus e l’Atalanta non avevano di certo influito drasticamente sul morale del Milan, ma a un certo punto l’implosione è arrivata. E, con il senno di poi, era inevitabile. In particolare, ci sono stati due snodi che hanno segnato un prima e un dopo: le partite contro Spezia e Udinese. In Liguria si è visto il peggior Milan dal già citato 5-0 di Bergamo. Una squadra in totale confusione che ha regalato una sera indimenticabile a una compagine che lotta per la retrocessione. Perdere una partita è legittimo, ci mancherebbe, ma perderla in quel modo non può che aver prodotto strascichi non indifferenti. Discorso simile anche per il pari con l’Udinese arrivato solo al settimo minuto di recupero con un gol di Kessié. Ora entreremo nel dettaglio delle difficoltà tecniche del Milan ma ricordiamoci che se i rossoneri non arriveranno in Champions League non sarà perché hanno perso il derby di ritorno o per il recente 3-0 contro la Lazio: sarà proprio per quei cinque punti persi con Spezia e Udinese.
La rosa e i tanti infortuni
Tra la fine dello scorso campionato e l’inizio della stagione 2020/2021 il mercato ha subito stravolgimenti, sia per quanto riguarda le tempistiche e la conseguente preparazione sia soprattutto sul piano economico. Il Milan in estate si è rinforzato con gli arrivi in particolare di Sandro Tonali, Jens Petter Hauge, Brahim Díaz e Diogo Dalot. Il norvegese che aveva convinto tutti durante i preliminari di Europa League inizialmente ha proposto delle ottime prestazioni, soprattutto in coppa, per poi finire fuori dalle rotazioni di Pioli. Lo spagnolo, invece, si è dimostrato una valida alternativa nel ruolo di trequartista al titolare Hakan Çalhanoğlu ma non ha mai trovato continuità (e infatti il discorso relativo a una sua possibile permanenza a Milano non si è mai fatto troppo serio). Anche Diogo Dalot ha parzialmente deluso le aspettative. Dopo essere approdato in rossonero in prestito secco, con molte speranze, si è trovato spesso a dover giocare a sinistra e anche nei frangenti in cui Davide Calabria, titolare della fascia destra, è rimasto out per infortunio non si è quasi mai imposto, lasciando anzi molto spazio al giovane Pierre Kalulu.
Oltre alle considerazioni sui giocatori arrivati a Milanello nelle ultime sessioni di mercato, a rendere complesso il cammino dei rossoneri si sono messi anche gli infortuni. Tuttavia, nonostante le lungodegenze di Ibra, di Rebić e di Bennacer, nel girone d’andata il Milan sulle ali dell’entusiasmo è riuscito a non soffrire particolarmente le assenze grazie a un’intesa di squadra davvero notevole. Molto impattante è stato invece l’infortunio di Davide Calabria, nel suo miglior momento della carriera, che ha dovuto lanciare nella mischia in situazioni complesse un giovane seppur promettente come Pierre Kalulu. Inoltre, anche il ritorno di Bennacer non è stato all’altezza del suo nome e con l’algerino a mezzo servizio la costruzione di gioco non è più stata di grande qualità. A questo si deve aggiungere una leggera flessione, più che legittima, di Franck Kessié, stakanovista del centrocampo rossonero che ha letteralmente dominato la concorrenza per un girone e mezzo.
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Il rush finale che influenzerà il futuro del Milan
La classifica di Serie A al momento vede l’Inter senza rivali, e dietro un trenino di cinque squadre che si contenderanno i tre posti rimasti per la prossima Champions League. Sul piano del gioco l’Atalanta sembra essere quella con meno problemi e salvo implosioni non dovrebbe faticare troppo per qualificarsi per il terzo anno di fila nella massima competizione europea. La vera lotta sarà proprio tra Milan, Napoli, Juventus e Lazio. Il calendario dei rossoneri non è di certo facile. Dovrà affrontare sia la Dea che la Juventus, partendo da una situazione in cui difficilmente anche in caso di vittorie si riuscirà a ribaltare lo scontro diretto a sfavore, viste le goleade subite nel girone d’andata. Obbligatorio per il Milan sarà vincere tutte le partite contro le squadre “minori”, che però allo stesso tempo sono in lotta per non retrocedere, quindi venderanno cara la pelle. Possiamo tranquillamente ipotizzare che con altre due sconfitte da qua alla trentottesima giornata i rossoneri diranno addio alla Champions, con tutto quello che ne deriverà…
Il futuro del Milan tra rinnovi e riscatti
Da ormai tre mesi gli argomenti di maggior interesse attorno al Milan sono riferiti ai rinnovi di Donnarumma e Çalhanoğlu. Se per quanto riguarda il turco alla dirigenza non può essere imputato molto, visto che l’esplosione del numero 10 risale ai primi mesi del 2020, con il portiere gli errori sono stati fatti ed è impossibile negarli. Dopo la telenovela dello scorso rinnovo, l’affaire Donnarumma è destinato a riproporsi visto che a poche settimane dalla scadenza del contratto le parti non sono ancora arrivate a un accordo. C’è chi accusa Mino Raiola, che però fa il suo lavoro e da un anno a questa parte si ritrova con il coltello dalla parte del manico. I romantici sperano in un rinnovo al buio del numero 99. Difficile, per usare un eufemismo. Perdere Donnarumma e Çalhanoğlu potrebbe essere determinante per i piani del Milan considerando che, assieme a Theo Hernández e Franck Kessié, rappresentano i pilastri per il futuro rossonero.
A questo va aggiunto un rinnovo complicato anche per lo stesso ivoriano, in scadenza nel 2022. Visti gli errori commessi, la dirigenza non vorrà di certo ritrovarsi tra un anno nella stessa condizione di svantaggio con l’entourage di Kessié e per questo non è da escludere un possibile addio in estate in caso non si trovasse un accordo. Finito qua? No. Meno problematica ma da non sottovalutare è la questione relativa a Bennacer. L’algerino pre-infortunio ha dimostrato di essere un centrocampista di livello internazionale e attualmente il suo contratto prevede una clausola da cinquanta milioni valida per l’estero. Ci sarà la ressa per pagarla? Improbabile, ma non impossibile.
Non meno importanti i discorsi sui rinnovi. Attualmente il Milan ha in rosa due giocatori che per motivi diversi rappresentano un valore per la squadra: Sandro Tonali e Fikayo Tomori. Per il giocatore di proprietà del Brescia l’investimento è stato fatto l’anno scorso e, nonostante le performance non entusiasmanti, il suo riscatto da circa trenta milioni non è in dubbio. Meno sicuro, soprattutto in caso di mancata qualificazione in Champions League, è il riscatto dell’inglese. Per il difensore il Chelsea pretende ventotto milioni di euro e non è intenzionata a fare sconti. Anzi, gradirebbe molto un ritorno a Londra di Tomori viste le grandi prestazioni in Serie A. Gli altri tre giocatori in prestito, Dalot, Díaz e Meité, sembrano invece destinati a ritornare alla base visto che per i primi due Manchester United e Real Madrid chiedono cifre che il Milan non sembra intenzionato nemmeno ad avvicinare, mentre il centrocampista del Torino l’anno prossimo potrebbe essere rimpiazzato da Pobega, di ritorno dallo Spezia.
Insomma, la qualificazione alla Champions League darà la possibilità al Milan di costruire una squadra competitiva per il futuro. Il quinto posto invece potrebbe far fallire i piani dei rossoneri che si troverebbero costretti a ricostruire tutto, magari proprio a partire dalla guida tecnica.