L’arte ai tempi della digitalizzazione

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La digitalizzazione è un fenomeno di grande portata. Il mondo analogico non ci basta più e viene implementato da molte novità, grazie a tecnologie che per molti versi sono già parte integrante delle nostre vite. A tal proposito, Internet ha rivoluzionato il nostro modo di vivere il lavoro, di concepire le relazioni sociali e di trascorrere il tempo libero. Attraverso computer, smartphone, tablet e molti altri dispositivi, possiamo fruire in tempo reale di una rete di informazioni sempre più ampia e connessa, praticamente inesauribile, mantenendo contatti sempre più diretti con persone da ogni parte del mondo.

La nostra esperienza della rete diventa sempre più attiva e coinvolgente. D’altronde, proporre agli utenti un’esperienza virtuale live sembra riscuotere grande successo. Webinar e incontri online vanno tutti in questa direzione. Anche la vendita di prodotti di moda e di design passa sempre di più per le dirette social, si cerca immediatezza e si vuole sentire sempre di più la vicinanza della community. Il mondo del gioco da tempo ha preso la stessa direzione, piattaforme internazionali come PokerStars Casino offrono la possibilità di giocare live alla roulette, permettendo agli utenti di interfacciarsi con un vero croupier in carne ossa. Marchi della cosmetica come Douglas, permettono ai loro utenti di provare i prodotti virtualmente attraverso delle apposite app. Adidas, Hugo Boss e molte altre case di moda lanciano camerini online per il virtual fitting dei capi. Il mondo della rete muta, per proporci esperienze sempre più simili alla nostra realtà quotidiana.

Il fenomeno riguarda tantissimi campi, dalla medicina all’istruzione, passando ovviamente anche per l’arte. Da decenni, i musei di tutto il mondo si impegnano per digitalizzare il loro patrimonio, mettendolo a disposizione di un pubblico sempre più vasto e variegato. Inoltre, l’emergenza sanitaria degli ultimi anni ha visto i musei di tutto il mondo chiusi per settimane, se non per mesi e questo ha dato una spinta decisiva a questo processo di digitalizzazione. Molti musei hanno interagito attivamente con il pubblico attraverso i social media e sono rimasti “aperti” grazie a tour virtuali sempre più realistici, immersivi e accurati. E se fino a poco tempo fa questo tipo d’esperienza era prerogativa di grandissimi musei come il Metropolitan di New York, il Prado di Madrid, o l’Hermitage di San Pietroburgo, oggi le cose sono molto cambiate. Anche le realtà più piccole si stanno impegnando significativamente in questo senso.

digitalizzazione

Ma in Italia? Nel nostro paese la situazione è complessa, la digitalizzazione procede, ma non al passo auspicato. Secondo un’indagine pubblicata dall’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali del Politecnico di Milano, il 76% dei musei italiani ha attivo almeno un profilo social. Di questi solo il 43,7% ha un sito web. Inoltre, solo il 24% di questi ha all’attivo un piano strategico per l’innovazione digitale. Scendendo nel dettaglio e guardando alla digitalizzazione del patrimonio artistico, i dati Istat del 2018 suonano ancora più allarmanti: solo l’11,5% dei musei statali ha catalogato digitalmente il suo patrimonio. Appena il 9,8% offre la possibilità di una visita virtuale delle sue sale.

A pesare moltissimo sulla digitalizzazione dei musei d’arte è la mancanza di specialisti del settore. Il 51% dei musei italiani non si avvale di professionisti con competenze digitali. La cosa si accusa soprattutto per quanto riguarda la progettualità: diversi contenuti digitali vengono veicolati senza una strategia precisa di fondo, molto spesso restano progetti straordinari senza proseguo. L’improvvisazione la fa da padrona nella maggior parte dei casi.

Non si possono però non segnalare alcune eccellenze italiane, punti di riferimento mondiali del settore. È il caso di musei come gli Uffizi di Firenze, la cui presenza social è costante e sempre di qualità. La loro comunicazione si rivolge soprattutto ai giovani, arrivando a coinvolgere persino influencer di punta come Chiara Ferragni. Tante le trasmissioni di contenuti in streaming, ottima la possibilità di visitare le sale del museo in realtà virtuale. Anche il Museo Egizio di Torino condivide in rete materiale di altissima qualità, con un canale YouTube che offre visite guidate delle sue sale in compagnia del direttore Christian Greco. Tante anche le pubblicazioni, le foto e i filmati relative alle mostre temporanee. Un’altra realtà molto interessante è quella di Castel del Monte, sito UNESCO di Andria. Qui si è sviluppato l’HoloMuseum, un progetto che vede unirsi intelligenza artificiale, realtà aumentata e tecnologie Microsoft di Cloud Computing. A guidare gli spettatori nella visita al castello è un avatar del re Federico II di Svevia. Il sito può essere visitato virtualmente, mediante dei visori oculari. Una guida sarà direttamente sul luogo per interagire con gli utenti in rete.

Queste sono solo alcune delle esperienze italiane in materia di digitalizzazione museale. Nonostante l’Italia si faccia trovare indietro rispetto a molti altri paesi europei, dei passi importanti sono stati fatti. Ora è fondamentale fare tesoro delle esperienze che più hanno funzionato, riproporle e implementarle, creando un vero e proprio sistema nazionale, aperto all’innovazione e alle sfide dei nostri tempi.

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