Pseudoscienza e ciarlatani: theWise incontra Massimo Polidoro

Nel mondo odierno, l’incertezza ha spinto sempre di più le persone a credere alla pseudoscienza e a ciarlatani di ogni genere. Per contrastare il potere persuasivo di queste figure, è importantissima la divulgazione scientifica. In Italia ci sono molti validi divulgatori, tra cui Massimo Polidoro.

Scrittore, giornalista e Segretario del CICAP, insegna Comunicazione scientifica ai dottorandi dell’Università di Padova e in passato è stato docente di un corso dedicato alla psicologia dell’insolito all’Università di Milano-Bicocca.
Massimo è attivissimo su tutti i social, in particolare sul suo canale YouTube, ed è autore di cinquanta libri e centinaia di articoli pubblicati su Focus e altre testate.
Inoltre è una presenza fissa nel programma TV Superquark di Piero Angela ed è spesso autore e conduttore di altri programmi di divulgazione scientifica.

Dal 1989 conduce indagini, ricerche e sperimentazioni su fenomeni misteriosi o comunque insoliti. I suoi viaggi in giro per il mondo lo hanno portato dalla Romania, sulle tracce di Dracula, alla tomba di Robin Hood in Inghilterra, fino ad arrivare in Scozia, sulle rive del Loch Ness, in cerca del leggendario mostro.

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Foto: Roberta Baria, 2018.

Oggi theWise Magazine ha incontrato lo scrittore e divulgatore scientifico Massimo Polidoro.

Ti definisci «un esploratore dell’insolito». Qual è il tuo percorso di studi e quali passioni hanno influito sulla tua attività?

«Ho la passione per questi argomenti fin da quando ero un bambino. Ho sempre amato l’insolito e il misterioso ed ero un appassionato di magia e illusionismo. La cosa che più mi attraeva era proprio l’arte del creare stupore. Mi documentavo molto incuriosito, credendo che tutte queste storie fossero vere.
Un giorno mi è capitato fra le mani un libro di Piero Angela, dal titolo Viaggio nel mondo del paranormale. Questo libro mi ha fatto scoprire non solo come stessero realmente le cose, ma soprattutto mi ha fatto conoscere il metodo scientifico, che mi ha dato modo di sviluppare un tipo di pensiero basato sui fatti, piuttosto che sulle impressioni.

Ho anche scritto una lettera a Piero Angela, che mi ha risposto, con mio grande stupore. Ci siamo poi conosciuti di persona e mi ha dato l’occasione di poter andare negli Stati Uniti per studiare con il più grande indagatore di misteri al mondo, l’illusionista James Randi.
Quando sono tornato in Italia, dopo più di un anno, mi sono laureato in psicologia, perché credevo che fosse importante capire come le persone fossero portate a credere all’incredibile e all’improbabile, oltre che conoscere le tecniche per smontare le bufale e i misteri».

Tra il 2005 e il 2007 hai tenuto un corso universitario (Metodo scientifico, pseudoscienza e psicologia dell’insolito). Quali erano i temi principali trattati?

«Il corso nasceva dalla necessità di capire come certi fenomeni potessero essere fraintesi e come noi fossimo portati a credere all’incredibile e al misterioso. Avendo io stesso studiato psicologia, sapevo bene che un corso simile non era mai stato attivato. Ho presentato domanda e il corso è stato accolto dall’Università di Milano-Bicocca. Ho tenuto il corso con grande soddisfazione mia, ma soprattutto degli studenti, che venivano letteralmente a centinaia. Il problema vero era fare tutti gli esami!

I temi trattati erano diversi: capire come mai crediamo ai sogni premonitori, al déjà vu, alle esperienze extra corporee, insomma a tutte quelle situazioni per le quali sembra non essere presente una risposta immediata. Lo scopo del corso era quello di capire sia cosa succede in queste occasioni, sia come mai non è così semplice trovare una spiegazione logica. Molto spesso questa si trova nella fisiologia del corpo umano, nel modo in cui funzionano ad esempio le nostre percezioni e la nostra memoria.
Tanti mi hanno chiesto di poter seguire il corso. Ora che non è più attivo in università, sto lavorando ad una edizione digitale, che spero di aver pronta entro la fine dell’anno».

Secondo te, quanto la mentalità scientifica è diffusa tra le persone?

«La mentalità scientifica non è molto diffusa fra la gente, purtroppo. O meglio, l’interesse verso tematiche scientifiche è in crescita: di fatto è anche in crescita però l’anti-scienza, la voce di coloro che rifiutano i fatti e preferiscono credere a ciarlatani.
Il vero problema è che poi si prendono decisioni sulla base di queste fantasie: finché sono decisioni che competono l’ambito privato, ognuno è libero di fare ciò che desidera, ma quando le scelte riguardano l’interesse della collettività, le scelte devono essere fatte con prudenza e attenzione. Mi riferisco ad esempio alle tematiche riguardanti il surriscaldamento del pianeta o quelle legate alla salute, come nel caso dei no-vax o di chi scende in piazza a manifestare perché vede le restrizioni anti-Covid come una privazione della libertà».

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Foto: Roberta Baria, 2016.

Come mai le persone credono sempre di più a ciarlatani e pseudoscienza, come nel recente caso dei negazionisti del Covid-19?

«Il punto non è tanto il crederci sempre di più. La verità è che hanno sempre creduto a questi mentitori professionisti. Lo si vede per esempio in politica: chi fa promesse mirabolanti raccoglie facilmente il consenso, salvo poi rivelarsi incapace di mantenere le promesse fatte. Ecco allora che nascono le teorie del complotto, alla ricerca di un capro espiatorio per i propri fallimenti.
Questa tendenza c’è sempre stata, ma oggi internet, che chiaramente non è la causa del problema ma solo un mezzo, amplifica tutto. Amplifica le cose positive, permette di creare una grande enciclopedia sempre aggiornata e gratuita online, ma permette anche di radunare persone con idee folli e a volte molto pericolose.

Prima queste persone erano quelle che, ad esempio, entravano nel bar del paese e raccontavano la loro idea delirante e balzana, venendo subito smentiti e zittiti dai presenti. Oggi queste persone hanno un palco da cui parlare e vengono prese sul serio da chi condivide la stessa visione del mondo completamente immaginaria e fantasiosa».

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L’illusionista è una figura insolita, se accostata a quella dello scienziato. Puoi spiegarci perché invece queste possono essere collegate, sopratutto quando si parla di pseudoscienza?

«Diciamo che la figura di Randi è diventata centrale sopratutto negli anni Sessanta e Settanta, quando molte delle affermazioni legate alla pseudoscienza erano legate a dimostrazioni pratiche di presunti poteri paranormali. C’era chi diceva di essere in grado di piegare posate in metallo con il pensiero, chi diceva di leggere attraverso libri chiusi o altri che spostavano oggetti senza toccarli. Peccato che tutte queste cose rientrino abitualmente nel repertorio dei prestigiatori, cioè persone che creano l’illusione della magia. In modo onesto usano dei trucchi, ma li usano talmente bene che non ci si rende conto del fatto che li stiano effettivamente usando.

Randi era un grande illusionista, ma era anche appassionato di scienza. Vedeva gli scienziati privi di qualunque capacità di riconoscere l’inganno, mentre lui comprendeva al volo questi stratagemmi. Ha deciso allora di mettere a servizio della scienza le sue capacità, diventando un punto di riferimento nel mondo della divulgazione scientifica contro le bufale e i presunti misteri.
Il mondo dei sensitivi e del paranormale è andato poi scemando, ma oggi l’anti-scienza utilizza lo stesso schema: rifiuto della realtà, utilizzo di trucchi e fingersi dotati di conoscenze e competenze inesistenti. Proprio qui è fondamentale l’intervento di persone esperte a riconoscere l’inganno».

Da adolescente dirigevi un fan club dei Beatles, con tanto di giornalino dedicato. Il quartetto di Liverpool si lega in qualche modo al mondo del mistero?

«I Beatles sono una passione che mi accompagna da quando ero un ragazzino. Loro sono stati fra i primi ad andare in India alla ricerca di qualcosa di più spirituale e mistico, introvabile nella vita occidentale. All’inizio rimasero incantati dalle affermazioni del guru Maharishi Mahesh Yogi, salvo poi rimanere delusi dopo le avances poco richieste a una partecipante del loro gruppo.
Ci sono altre storie sempre su di loro. Una di queste è quella che riguarda la presunta morte, e successiva sostituzione con un sosia, di Paul McCartney. Questa è forse tra le teorie del complotto più divertenti e innocue, perché non fa male a nessuno se non al povero Paul!
Un’altra teoria riguarda la morte di Lennon, ucciso da un uomo che sarebbe stato condizionato per mezzo dell’ipnosi».

Tra i casi di pseudoscienza e mistero che hai trattato, ce n’è qualcuno che ti ha affascinato in particolare, o al quale non riuscivi, in un primo momento, a dare a te stesso una spiegazione razionale?

«Devo dire che da ragazzino, quando leggevo di UFO, di paranormale, di sedute spiritiche, l’idea che tutto fosse vero era affascinante. Provavo anche io a raggiungere, ovviamente senza riuscirci, queste facoltà paranormali. Quando ho iniziato a documentarmi seriamente, non è che sia rimasto particolarmente deluso. Aver imparato a ragionare in modo corretto e scientifico è stato uno scambio decisamente vantaggioso per me. Tanti altri purtroppo preferiscono lasciarsi andare alla credenza magica, senza farsi troppe domande e vivere in mezzo alle illusioni. Questa è una scelta e ognuno è libero di restare sulla propria strada o cambiare idea».

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