Roberto Baggio, il mito del Divin Codino su Netflix

Il 18 febbraio, compleanno di Roberto Baggio, è arrivato l’annuncio da parte di Netflix di un film dedicato al fantasista di Caldogno. Il biopic in questione, diretto da Letizia Lamartire, è intitolato Il Divin Codino e racconterà la storia di Roberto Baggio, che verrà interpretato da Andrea Arcangeli. Il film ripercorrerà ventidue anni di carriera: racconterà il lato sportivo di un calciatore talentuoso, ma che ebbe anche diatribe con alcuni allenatori e che allo stesso tempo conviveva con dei problemi fisici, i quali ne hanno inevitabilmente condizionato la carriera.

Per gli amanti del calcio, è assolutamente impossibile non provare emozioni quando si parla di Roberto Baggio. È un campione che non può essere unicamente etichettato a una bandiera: il Divin Codino può – e deve – essere considerato un patrimonio del calcio italiano. Un punto di riferimento per tutti i calciatori, grandi e piccoli, che si sono innamorati di questo sport, vedendolo danzare sulla palla, tra un dribbling e l’altro.

Proprio la sua figura è stata d’ispirazione per un altro grande numero dieci del calcio italiano, Alessandro Del Piero, che in un post social di auguri al Divin Codino ha rivelato che proprio vedendo Baggio calciare le punizioni iniziò a calciarle a sua volta. Ma Roberto Baggio non è stato fonte d’ispirazione solo per i calciatori professionisti. Fu un qualcosa di più, un idolo da cui le generazioni future hanno tratto ispirazione. È pressoché impossibile – o quantomeno, molto difficile – non trovare un bambino che non abbia iniziato a giocare a calcio sognando di diventare un giorno come lui, anche nel look, sfoggiando il celebre codino, simbolo del grande numero dieci. Anche perché, sebbene abbia vestito diverse maglie, anche di squadre con un forte astio reciproco, il genio di Baggio è sempre stato al di sopra delle rivalità sportive e dei campanilismi, rendendo il Divin Codino quello che è: un campione da tutti celebrato e amato.

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La moda calcistica del Divin Codino

A distanza di anni, ci sono alcuni gol segnati da Roberto Baggio che fanno rabbrividire. Giocate che in Serie A non si erano mai viste. Essendo ambidestro, con la sua smisurata fantasia il Divin Codino era capace di giocare in maniera assolutamente imprevedibile, con alcuni gol impossibili entrati di diritto in cineteca. Certo, ai tempi non era facile reperire le giocate dei calciatori o le singole partite come lo è al giorno d’oggi. Non esistendo piattaforme social né uno strumento come YouTube, chi era più fortunato aveva la gioia di seguire le partite sulla televisione satellitare, oppure andando al bar – cosa che ai tempi d’oggi sembra andata in disuso, e non per scelta nostra – o nei vari fan club.

Allo stesso modo – aprendo una breve parentesi musicale – chi ha avuto la fortuna di vedere dal vivo un concerto di Jimi Hendrix ne rimase estasiato, ricordando le note suonate dal grande chitarrista. Così quando le note di singoli come Voodoo Child e Little Wing riecheggiavano, ricevendo l’ispirazione di un artista virtuoso come Hendrix, i giovani chitarristi puntavano inevitabilmente a imitarlo. Il paragone con il calcio in questo caso è molto simile. Nel calcio si notano, durante gli anni, diverse “mode”, come quella della filosofia del tiki-taka o del gegenpressing, di cui Jürgen Klopp è l’esponente più importante. Molti ragazzi che si avvicinano al calcio sono pervasi da quella che è la moda del momento.

Suona banale, ma al giorno d’oggi se si cercano video di giocate di calciatori in attività se ne trovano in quantità esagerata. I giovani hanno più facilità a vedere i vari Lionel Messi, Cristiano Ronaldo, Neymar, Kylian Mbappé, oppure calciatori come Roberto Baggio, Alessandro Del Piero, Francesco Totti. Non che i campioni di oggi non meritino di essere idolatrati, e questo non vuole essere un discorso retorico, ma è ovvio che se i punti di riferimento sono Messi o Ronaldo i ragazzi cresceranno provando a diventare i nuovi CR7 e le nuove pulgas. Tutto questo a discapito di figure come quella di Roberto Baggio, che spesso – e aggiugeremmo, purtroppo – è unicamente ricordato per aver sbagliato quel rigore nel pomeriggio di Pasadena del lontano 1994.

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Non ci sono più Roberto Baggio nel calcio

Ancora oggi, rivedendone le giocate, di Roberto Baggio si riconosce il genio di un calciatore che vantava una tecnica straordinaria e un senso di intelligenza mista a fantasia che lo hanno reso uno dei più celebri artisti italiani del pallone. C’è chi però non ha avuto la fortuna di assistere alle gesta di quello che è ritenuto uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, o chi magari non ricorda molto delle sue giocate. Gli amanti del calcio più giovani possono non aver avuto la fortuna di aver vissuto negli anni di Baggio, o altri possono essere stati troppo piccoli per ricordarlo a pieno.

Anche perché il pregio del Divin Codino stava nell’essere unico nel suo genere, talmente inimitabile da essere considerato da alcuni come un calciatore “senza eredi”. È proprio l’unicità di Baggio che lo rende il personaggio perfetto per un biopic come quello che sarà quello proposto da Netflix. A livello calcistico, con una certa amarezza, è ormai chiaro che nel nostro calcio non ci sia  attualmente un vero e proprio fantasista come lo era Roberto Baggio.

Neanche gli ultimi grandi numeri dieci del calcio italiano hanno effettivamente trovato eredi. Non perché ci siano dei calciatori poco talentuosi – può anche essere – ma semplicemente perché il gioco del calcio si è evoluto di pari passo. I calciatori di oggi, pur avendo numerosi mezzi a favore per dimostrare un talento innato, hanno sviluppato caratteristiche diverse e affini a migliorare il gioco di squadra. Questo però, talvolta, può penalizzarne l’estro. Roberto Baggio invece, era pura fantasia: uno stile unico e inimitabile.

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Possono esserci dei futuri Roberto Baggio?

Per quanto il calcio di trent’anni fa fosse effettivamente diverso in ritmi di gioco e disposizione delle formazioni in campo, il Divin Codino era un calciatore tatticamente molto più avanti come idee. Per attenerci all’idea di oggi, sarebbe il classico trequartista molto tecnico ma anche capace di svolgere ruoli come punta: una specie di falso nueve ante litteram, prendendo in prestito la terminologia spagnola del ruolo.

A differenza del ruolo odierno, la fase difensiva spesso veniva meno da parte degli uomini più avanzati, “liberando” così il giocatore e lasciandolo più a suo agio nel tentare il numero o la giocata da fuoriclasse, con cui Baggio ha deliziato nel corso di ventidue anni di carriera. Difficilmente rivedremo in campo calciatori come il Divin Codino, proprio perché la tecnica richiede qualità diverse per il gioco di oggi. La speranza è che questo film prossimo alla pubblicazione racconti una storia che possa effettivamente ispirare le generazioni più giovani che amano il calcio, oltre a chi lo pratica con il sogno nel cassetto di diventare un giocatore professionista.

Auspichiamo un effetto come lo ebbe The Last Dance, sebbene quello su MJ fosse effettivamente un documentario e non un film sul personaggio come sarà Il Divin Codino: che i più giovani possano interessarsi al calcio con la stessa passione con cui si sono interessati alla storia di Michael Jordan e dei Chicago Bulls che vinsero sei titoli NBA.

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