L’Inghilterra di Southgate tra giovani promesse e top player

Domenica 11 luglio a Wembley si disputerà la partita più attesa in Italia dall’ormai lontano 2006, ancor più sentita della finale di Euro 2012 contro la Spagna al massimo del suo splendore. A distanza di nove anni nell’undici titolare azzurro ci saranno solo due superstiti di quella partita contro le Furie rosse, dominata in lungo e in largo dagli uomini di Vicente del Bosque, ossia Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci, le due colonne carismatiche dell’Italia. La sfida per il titolo alla vigilia appare certamente più equilibrata e difficile da pronosticare rispetto alla finale di Kiev, con i Tre leoni che dopo un avvio di europeo sottotono hanno oliato tutti gli ingranaggi, diventando una macchina quasi perfetta. L’Inghilterra di Gareth Southgate si troverà dunque dentro la propria casa a giocarsi la partita più importante dell’ultimo mezzo secolo di storia. I top player non mancano: l’Italia dovrà però fare molta attenzione a quei giocatori meno appariscenti ma che nelle ultime settimane si sono dimostrati di assoluto livello.

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L’esperienza del reparto difensivo

Se c’è un reparto che ha dimostrato solidità sin dalla prima partita di Euro 2020 è senza dubbio la linea difensiva dell’Inghilterra. Da ex difensore, Gareth Southgate ha perfezionato nel corso dei cinque anni alla guida dei Tre leoni i meccanismi della sua linea a quattro, trovando un equilibrio definitivo con Harry Maguire e John Stones come centrali assieme ai terzini Luke Shaw e Kyle Walker. Il perfetto connubio tra le ottime doti difensive di Maguire, la buona tecnica di Stones e l’atletismo di Walker e Shaw ha portato l’Inghilterra a subire solo un gol in questa competizione, proprio contro la Danimarca in semifinale, su un calcio di punizione micidiale di Mikkel Damsgaard. Inoltre, a completare il reparto c’è Jordan Pickford, il portiere dell’Everton che ormai da qualche anno ha preso in mano le redini della porta inglese, dopo un lungo periodo di pochi alti e molti bassi dei vari Joe Hart, David James e compagnia. Il classe 1994 a livello di club non ha mai fatto quel salto di qualità in grado di renderlo un portiere dall’appeal internazionale, ma quando indossa la maglia numero 1 della sua nazionale diventa a tutti gli effetti un pilastro della rosa.

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Harry Maguire e Kieran Trippier. Foto: Wikimedia Commons.

La mediana: poco blasone ma tanta sostanza

Oltre ai tanti top player dell’Inghilterra, il C.T. Southgate ha trovato due mediani con un rendimento da primi della classe. Declan Rice e Kalvin Phillips infatti sono diventati dei veri punti fermi nell’undici inglese, diventando anche di grande interesse per quanto riguarda il mercato. Il duttile centrocampista del West Ham, nonostante la sua giovanissima età (ventidue anni), è già un punto di riferimento per gli Hammers con i quali ha già collezionato oltre centotrenta presenze in competizioni ufficiali. Giocatore prettamente difensivo, in carriera è stato impiegato soprattutto come mediano nei centrocampi a due o da difensore centrale. Discorso completamente diverso per il suo compagno di reparto Kalvin Phillips, ventiseienne tutta grinta e polmoni che ormai è già una bandiera del Leeds. In questo europeo Phillips ha fatto registrare un record che rende bene l’idea del tipo di giocatore: contro la Danimarca ha percorso oltre quindici chilometri, quasi il doppio rispetto alla media. Senza dubbio la coppia Rice-Phillips pecca nella fase di impostazione ma per l’equilibrio dell’Inghilterra è a dir poco insostituibile, poiché riesce a fare da raccordo tra i quattro difensori e i quattro davanti. A rendere ancora più solida la mediana inglese c’è Jordan Henderson, un veterano che garantisce sempre una valida alternativa ai due titolari.

I tre trequartisti e la loro imprevedibilità

Dietro a capitan Harry Kane, Southgate ha provato molte alternative fino alla semifinale, ruotando talenti e sollevando spesso alcune critiche poi smentite dai risultati. Gli unici due che sembrano aver trovato una sorta di titolarità nell’undici inglese sono Mason Mount e Raheem Sterling, con quest’ultimo che fino ad ora è stato l’uomo in più dei Tre leoni. In molti si sono stupiti della scarsa fiducia concessa a Jadon Sancho, sceso in campo dal primo minuto solo nel quarto di finale contro l’Ucraina. Discorso simile anche per Phil Foden, uno dei talenti più cristallini del panorama europeo che però nella fase a eliminazione diretta è stato schierato solo a gara in corso. Ottime invece le prestazioni di Bukayo Saka, il classe 2001 dell’Arsenal che tra tutti sembrava quello meno sicuro del posto alla vigilia ma che con il passare dei minuti ha convinto Southgate e opinione pubblica. L’assetto offensivo dell’Inghilterra è molto mobile e passa da un 4-3-2-1 ad un 3-4-3, pur sempre puntando sulla velocità degli esterni e sull’estro del trequartista dietro all’Hurricane.

Capitan Harry Kane: un uomo in missione

Aveva iniziato Euro 2020 in sordina ma con il passare del tempo è tornato a essere il bomber che tutti conoscono. Il classe 1993 è arrivato a quota 38 gol con la nazionale inglese e con queste medie può certamente puntare al record di Wayne Rooney (53). Le voci di mercato che lo vedono in uscita dagli Spurs si sono fatte molto insistenti e avevano dato adito alle critiche durante la fase a gironi, con Harry Kane che è apparso assente dalla manovra e con poca rabbia negli occhi. Poi, quando le partite sono diventate importanti, The Hurricane è tornato e sarà lui a guidare l’Inghilterra nella finale di domenica: Bonucci e Chiellini sono avvertiti.

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Harry Kane. Foto: Wikimedia Commons.
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