Adotta una scuola: sport e inclusione nel mondo scolastico

Adotta una scuola è un’esperienza di inclusione che è presente già da diversi anni presso le scuole della provincia di Reggio Emilia, coinvolgendo negli anni numerosi istituti della città e della provincia. Questa iniziativa è indirizzata particolarmente agli studenti disabili e vede la collaborazione sinergica tra le istituzioni del territorio, i Lions e il coordinamento del Comitato italiano paralimpico della Regione Emilia Romagna. Il progetto è in continua evoluzione, con la volontà di allargarlo alle province di Parma, Modena, Ferrara e Bologna, in ottica di un progetto di ampiezza regionale.

Per il progetto Adotta una scuola, i soci Lions reggiani mettono a disposizione delle scuole personale specializzato che, in collaborazioni con gli insegnanti dell’istituto, realizza percorsi speciali di educazione motoria. L’obiettivo è l’autonomia e il benessere degli studenti disabili, senza oneri aggiuntivi per le famiglie e per le scuole. Inoltre, questa iniziativa risponde al bisogno di tutelare i più fragili e di sviluppare relazioni e collaborazioni positive tra scuola ed extra-scuola.

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Gli studenti, nelle varie edizioni del progetto, hanno partecipato a diverse discipline sportive, sia indoor che outdoor, tra cui judo, nuoto, atletica leggera, scherma, danza, avviamento all’equitazione, golf e tennis. Il tutto in ambienti opportunamente riadattati a seconda delle capacità dei partecipanti. Inoltre sono state proposte attività rivolte a squadre miste di ragazzi disabili e normodotati, come sitting volley e baskin. Il valore del progetto Adotta una scuola sta appunto nel rendere possibile l’attività motoria a ragazzi e ragazze con disabilità, ma anche creare armonia fra i compagni, nessuno escluso.

adotta una scuola
Foto: Pixabay.

Quattro chiacchiere con il personale coinvolto

Lasciamo la parola al professor Fulvio Neri che, oltre a svolgere la professione di docente di sostegno, è attivo nel mondo sportivo reggiano ed è referente del comitato paralimpico di Reggio Emilia.

Docente di sostegno, ma anche attivo nel mondo dello sport. Come è possibile unire questi due mondi?

«Sono entrato quasi per caso nel mondo del sostegno. Diciotto anni fa ero già di ruolo, come insegnante di educazione fisica e trovai in sala insegnanti il modulo per partecipare al corso di specializzazione per insegnanti di sostegno. Al pomeriggio ero già poi allenatore di alcune squadre e dirigevo società sportive.

Mi venne in mente un’idea, frequentando personalmente il mondo della disabilità nella scuola. Invece che fare attività sportiva solo alla mattina, si potevano coinvolgere anche le realtà e le società sportive del territorio. Da qui sono partiti un po’ tutti i progetti sviluppati nel futuro».

Come può lo sport essere veramente inclusivo?

«A questo proposito ricordo un aneddoto. Come docente di educazione fisica, avevo un ragazzo che veniva accompagnato dall’insegnate di sostegno in palestra. Aveva un ritardo mentale e comportamenti problematici e si considerava di difficile gestione. Questo ragazzo aveva però particolari attitudini nel gioco del basket. Entrò addirittura nella squadra di basket del paese. Se qualcuno lo avesse visto giocare dagli spalti, non avrebbe mai pensato alla sua disabilità. Realizzai che la vera inclusione può avvenire più facilmente tramite lo sport. Sul campo, con le stesse regole, sono davvero tutti ad armi pari».

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