Perché leggere “Roberto Mancini, una vita senza mezze misure”

Una biografia per riscoprire la parabola ascendente di un personaggio tra i più vincenti del pallone nostrano: Roberto Mancini, senza mezze misure, collana “Vite inattese” per 66thand2nd (256 pp., 18 euro). Pollice alzato per l’esordio in saggistica di Marco Gaetani, pubblicista classe 1987 di Repubblica e L’ultimo uomo.

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Della scrittura giornalistica, Gaetani mantiene una ricerca a tutto campo senza buchi su Mancini. Uomo e atleta. Dell’etica giornalistica, la capacità di documentare tutto senza senzazionalismi. Tenendo la giusta distanza da un sportivo-mondo simbolo di uno calcio in trasformazione irreversibile, che nella sua carriera è stato continuamente sul trono e sulla polvere. Re d’Italia per due volte con Sampdoria e Lazio, e a lungo scaldapanchine in azzurro. Una personalità forte, ingombrante, spigolosa quanto si vuole, ma anche grata ai padri e al servizio di un talento bizzoso ma cristallino.

Periodare agile. Ricamanto da citazioni e gusto per l’aneddoto, Gaetani si sofferma sugli inizi del bambino prodigio e le gesta con la Sampdoria tricolore. Da lì, a ritmo sostenuto, si fotografano fasti e tonfi del Mancini allenatore e giocatore giramondo. Fino alla missione compiuta di rianimare la Nazionale del post-Ventura.

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La mole di eventi da tenere insieme forse sconsiglierebbe di riunirli in un libro. Ma la focalizzazione interna che sfuma il contesto, la perizia nel dettaglio anatomico-acrobatico, la perizia di voci dentro e fuori dal campo impastano un ritratto esaustivo, approfondito e godibile di un allenatore che fino trionfo europeo ha sempre raccolto, fuori dall’ombra materna della Lanterna, applausi tiepidi e brevi. Nonostante un Palmares scintillante di trofei che pochi oggi potrebbero sfoggiare.

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