Unità Vittime Speciali: la narrazione della cronaca e della società

Nel sistema giudiziario statunitense, i reati a sfondo sessuale sono considerati particolarmente esecrabili. A New York opera l’Unità Vittime Speciali, una squadra di detective specializzati che indaga su questi crimini perversi. Ecco le loro storie.

Con queste parole, recitate da una voce fuori campo, inizia ogni puntata di Law & Order Unità Vittime Speciali, spin-off de I due volti della giustizia. La serie, ideata da Dick Wolf, racconta ininterrottamente dal 1999 le indagini di Olivia Benson e della sua squadra di detective della polizia di New York, incaricata di tutelare i minori, i fragili e le minoranze. In Italia è in corso la ventiduesima stagione e a fine febbraio inizierà la ventitreesima, già disponibile in lingua originale.

Crimini d’odio razziale, violenze sessuali e pedofilia sono all’ordine del giorno: tematiche attuali, complicate e delicate che vengono trattate con estrema umanità e competenza dagli sceneggiatori. Un punto di forza della serie è la stretta attualità. Infatti, le stagioni sono ambientate nell’anno in cui sono realmente in atto le riprese, il che consente di fare costante riferimento all’attuale situazione socio-economica degli Stati Uniti e non solo.

Nonostante il disclaimer presente in ogni puntata, gli sceneggiatori negli episodi fanno un costante riferimento a fatti di cronaca realmente avvenuti o a tematiche sociali rilevanti in quel dato momento storico. In questo articolo si raccolgono alcune di queste puntate. Attenzione: l’elenco non è esaustivo e ci possono essere spoiler!

Casi di cronaca realmente accaduti

Ogni puntata, come anticipato, si conclude con una rassicurante schermata nera che, attraverso sovraimpressi caratteri bianchi, ci ricorda come gli eventi trattati ed i personaggi dei singoli episodi siano frutto di fantasia. Detta puntualizzazione, seppur vera, deve essere presa in senso strettamente letterale: sono diversi gli episodi dove la storia raccontata, in realtà, si ispira a fatti di cronaca realmente accaduti, talvolta ripercorrendo la realtà dei fatti e, altre volte, regalando un finale a casi irrisolti.

La scelta del regista di richiamare eventi reali, in alcuni casi anche con anticipo di anni rispetto a successive serie o documentari ad hoc, può senz’altro definirsi efficace e fa da apripista, magari non volontariamente, a quel filone televisivo definito di true crime, sia esso in forma di documentario, serie o film.

Slenderman

Particolarmente significativa è la puntata dedicata a Slenderman che, per le predette ragioni, viene rinominato per l’occasione con l’evocativo nome de Il mostro di Glasgow (16×6). Il nome di Slanderman rimanda alle famose leggende metropolitane apparse su internet che vedono come protagonista una figura maschile, vestita di nero e senza volto, dalle lunghe braccia e dedita alla caccia di bambini nei boschi.

Proprio sulla credenza popolare, diffusa anche nel mondo finzionale della serie, tre ragazze vanno in un bosco alla ricerca del fantomatico Glasgowman salvo che una di loro, nel frangente, viene uccisa. In questo episodio il regista si supera: non solo risulta centrale la figura presente nel mondo reale di Glasgow-Slenderman ma l’intera vicenda, delitto incluso, è realmente accaduta.

Nel 2014, infatti, le dodicenni Anissa Weier e Morgan Geyser accoltellarono la loro coetanea Payton Leutner in una cittadina nel Wisconsin proprio per alimentare la famosa leggenda di Slenderman. Nella realtà, diversamente dall’episodio, la vittima è sopravvissuta alle diciannove coltellate e le colpevoli sono state condannate per il crimine.

Mariska Hargitay interpreta Olivia Benson, che da detective diventerà il capitano dell’Unità Vittime Speciali. Foto: Wikimedia Commons.

Neverland

Un altro episodio del tutto particolare e parimenti significativo è Perversione (5×19) dove i riferimenti alla cronaca reale, all’epoca della messa in onda dell’episodio, non si sprecano di certo.

Il caso, infatti, ruota intorno alle presunte molestie sessuali ai danni di minorenni da parte del cantante Micheal Jackson. L’episodio, in realtà, richiama la nota vicenda giudiziaria unicamente per i tratti comuni delle accuse, caratterizzate dal clamore mediatico e dalla popolarità del presunto aggressore mentre la vicenda, nella fiction, assume caratteristiche a sé stanti dovendo giungere, entro i canonici minuti dell’episodio, a una conclusione.

Nel corso dell’episodio emergono pesanti accuse di pedofilia nei confronti di Billy Triple, noto miliardario nel settore dei giocattoli, avvenute all’interno dei suoi negozi. Al termine dell’episodio lo stesso avrà la meglio ricordando ai telespettatori, come avviene in molti episodi della serie, che il mondo della giustizia deve anche fare i conti con le strette leggi processuali. Sono noti a tutti i più recenti sviluppi della vicenda e le successive smentite da parte di alcuni accusatori, tuttavia la puntata in questione risale al 2004, epoca in cui lo scandalo sulla nota pop star era agli albori della cronaca.

Dee Dee Blanchard

Nell’episodio Patologico (10×18) della fortunata serie televisiva, la trama ruota intorno a una storia del tutto particolare che, anche in questo caso, emerge in tutte le sue sfaccettature unicamente con lo svilupparsi della stessa puntata. Il caso di apertura è quello di un presunto stupro, perpetrato da un ragazzo autistico, Cody, nei confronti di una studentessa quindicenne affetta da gravi disturbi di tipo distrofico, in uno sgabuzzino della scuola dagli stessi frequentata.

Nel corso delle indagini emerge un dettaglio sconfortante: la ragazza, in realtà, non è malata ma la sua situazione attuale è imputabile unicamente alla madre, Dawn, che l’ha indotta per tutta la vita a sottoporsi a una serie di cure e trattamenti di cui non aveva bisogno. La madre, a questo punto, viene arrestata e subito rilasciata su cauzione. Proprio in questo frangente, però, la stessa resta vittima di un brutale omicidio per mano della stessa figlia e del fidanzato.

Nonostante la trama del controllo malato nei confronti dei figli sia utilizzata in diversi episodi della serie, è proprio l’omicidio della madre a richiamare un noto fatto di cronaca: quello di Dee Dee Blanchard. Proprio come nell’episodio, l’intera vicenda di abusi familiari è emersa solo in un secondo momento e, in particolare, a seguito dell’omicidio della madre da parte di Gipsy Blanchard e del fidanzato conosciuto in rete.

Gipsy, a detta della stessa Dee Dee, soffriva di diversi disturbi alimentari, di asma, leucemia, distrofia e disturbi alimentari tanto da indurla a utilizzare un sondino alimentare e coinvolgere associazioni benefiche come la nota Make a Wish. I contorni oscuri della vicenda, come l’assenza di qualsiasi patologia reale, sono emersi solo con la morte della madre. La vicenda ha avuto un enorme impatto mediatico culminato, da ultimo, con una serie dedicata da Hulu.

Riprese notturne a Central Park. Foto: Wikimedia Commons.

JonBenét Ramsey

Un altro episodio basato su un fatto di cronaca di impatto mondiale ad oggi, purtroppo, ancora irrisolto è Il sito (4×19). Il noto caso di cronaca è avvenuto la sera di Natale del 1996 nel Colorado dove la piccola JonBenét, di appena sei anni, viene trovata morta nello scantinato della propria abitazione.

La famiglia di JonBenét, in un primo momento sospettata del delitto e messa al centro dell’attenzione da parte dei mass media, era composta da un ricco uomo d’affari e da un ex reginetta di bellezza, tanto che la stessa vittima aveva partecipato già a diversi concorsi per bambine. Il ritrovamento del corpo, con segni di violenza sessuale oltre a lesioni mortali da asfissia, ha fatto seguito a una denuncia di scomparsa avvenuta otto ore prima.

L’episodio ha dei chiari riferimenti al noto fatto di cronaca; o meglio, le premesse maggiori sono pressoché identiche. L’omicidio è quello di una bambina di nove anni trovata morta in una valigia con segni di violenza e di strangolamento. Nel corso dell’episodio si scoprirà, dopo aver rilevato un intervento di chirurgia plastica sulla vittima, che la stessa aveva partecipato a diversi concorsi di bellezza. La fiction, a differenza della triste vicenda reale, rivelerà un colpevole del delitto offrendo al telespettatore ulteriori spunti di riflessione.

Il colpevole, infatti, è un noto pedofilo che sostiene di essere stato spinto da mail pubblicitarie da parte di una società che sfruttava le immagini dei concorsi di bellezza per minorenni (anch’essa verrà condannata). Gli spunti di riflessione sono molteplici e, ancora una volta, ben diffusi nella cultura americana. Tutto il mondo dei concorsi di bellezza per bambini, con inclusi i sacrifici e gli sforzi ai quali le partecipanti vengono costantemente sottoposte e la diffusione di alcuni siti aventi ad oggetto materiale legalmente lecito che, di fatto, attira l’attenzione dei pedofili e consente facili guadagni.

Yara Gambirasio

Che sia una scelta voluta, o meno, da parte del regista non è dato saperlo. Certo è che, nella puntata in esame, i riferimenti al fatto di cronaca nera più famoso negli ultimi anni in Italia non si sprecano. Caccia all’assassino (17×8) si apre nel più classico dei modi: il ritrovamento di un cadavere sotto un cavalcavia. Solamente nel corso dell’indagine i riferimenti al noto caso di Brembate si fanno via via più evidenti e precisi.

Il rilievo del DNA porta infatti non a un riscontro preciso ma solo parziale permettendo l’identificazione di un parente dell’assassino, nel dettaglio il padre, per di più autista di autobus deceduto da alcuni anni. A seguito di un primo interrogatorio si scopre che l’indagato è il figlio adottivo dell’uomo, mentre dall’interrogatorio con i figli di una precedente relazione si scopre che l’autista non ha avuto altri figli in vita e, per di più, il DNA di nessuno dei figli corrisponde a quello del colpevole. 

A questo punto si potrebbe pensare, nonostante le abbondanti casualità che richiamano il caso di Yara Gambirasio, che il riferimento sia solo nella mente dello spettatore italiano, viste anche alcune deviazioni dalla triste vicenda italiana. Invece, ricalcando proprio la vicenda nostrana, emerge un segreto nella vita del fu autista di autobus: l’esistenza di diverse relazioni segrete e di relativi figli purtroppo non identificati.

Per individuare il colpevole, allora, la polizia ricorre allo stratagemma di utilizzare l’alcol-test su diversi possibili parenti del defunto: lo stesso metodo utilizzato dalla polizia italiana per prelevare il DNA di Bossetti. Gli eventi e i soggetti sono frutto di fantasia; però, a volte, la fantasia prende spunto dalla realtà.

Il cast della diciassettesima stagione dell’Unità Vittime Speciali. Foto: Wikimedia Commons.

Tematiche sociali rilevanti

Non solo eventi di cronaca nera reali, ma anche tematiche sociali di rilevanza nazionale e internazionale. Come ribadito in precedenza, un punto di forza della serie è quello di essere ambientata nello stesso periodo in cui si girano le scene. Questo permette di avere uno sguardo ampio e complesso sulla realtà.

Black Lives Matter

Guardiani e gladiatori (22×01) è il primo episodio della ventitreesima stagione e tratta proprio il tema della discriminazione razziale da parte della polizia verso i sospettati afroamericani. Un uomo viene ingiustamente fermato poiché sospettato di un’aggressione sessuale e scatena la reazione dei social. Scagionato da ogni accusa, l’uomo denuncia il capitano Benson e il sergente Tutuola. Il dipartimento apre un’indagine interna per pregiudizio raziale, che porta a mettere in discussione alcuni arresti effettuati negli anni. Il riferimento al Black Lives Matter è lampante e il tema del pregiudizio verso gli afroamericani viene trattato spesso nella serie che, nonostante sia un poliziesco, mette spesso in discussione i metodi della polizia statunitense.

Dato il momento storico in cui è stata girata la serie, la pandemia fa da sfondo. Tra mascherine, distanziamento sociale e plexiglass nell’aula di tribunale, il DNA del colpevole reale dell’aggressione viene rintracciato proprio da una mascherina, come accaduto in provincia di Reggio Emilia nell’ottobre 2021. La serie aveva già previsto questo nuovo metodo di indagine?

Privacy e sicurezza digitale

Il fenomeno della protezione dei dati e della sicurezza digitale è centrale in un mondo che ormai è diventato sempre più virtuale e social. Nell’episodio Nessun Segreto (18×15) l’Unità Vittime Speciali indaga congiuntamente con la Omicidi riguardo a un serial killer soprannominato lo strangolatore della seconda strada. Dopo un primo indiziato che viene ritenuto colpevole, Olivia Benson non è soddisfatta e vuole indagare a fondo.

Gli indizi portano a un uomo che possiede un’azienda per il controllo dei dati, David Willard. L’uomo minaccia di rivelare i segreti di chi lavora al caso, partendo dai membri dell’ Unità Vittime Speciali fino ad arrivare al procuratore Barba, che si dimette dal caso.

Gli incel

Il fenomeno degli incel viene trattato nella puntata Vendetta (20×4). A New York si consumano tre stupri, tutti con lo stesso modus operandi. Si scopre che i responsabili sono un gruppo di incel che colpisce le coppie, stordendo l’uomo e violentando la donna. I criminali chiamano l’uomo Chad, parola usata in gergo incel per identificare il maschio alfa, e la donna Stacy, che sta a indicare una ragazza con status sociale e bellezza superiore alla media.

Incel è l’acronimo di involontariamente celibe e indica principalmente un maschio eterosessuale che, a causa di disordini caratteriali o di una presunta inadeguatezza sociale, non riesce a relazionarsi con l’altro sesso. Il fenomeno è nato negli anni Novanta online, su forum come 4Chan, per sfociare in alcuni casi di omicidio e in attentati veri e propri. Da ricordare il massacro di Isla Vista del 23 maggio 20014 e l’attentato di Toronto  del 23 aprile 2018.

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Pedofilia all’interno della Chiesa

Tematica attuale e delicata è quella della pedofilia all’interno della Chiesa, trattata nella puntata Il Battesimo di fuoco di Garland (21×18).La vicenda ha inizio quando la contabile di una chiesa viene arrestata per truffa. È la chiesa frequentata dal vicecapo Garland, nuovo “acquisto” dell’Unità Vittime Speciali nella ventunesima stagione. Nel tentativo di ottenere una pena minore, la sospettata accusa di pedofilia il pastore, il Reverendo Chase, grande amico e consigliere spirituale del vicecapo.

Gli Stati Uniti non sono nuovi a questo genere di scandali. Basti pensare che a Chicago dal 2001, l’anno in cui è esploso lo scandalo della pedofilia associata al clero, al 2019 la diocesi ha dovuto pagare duecentoventi milioni di dollari, come riporta Agi. Da ricordare anche gli scandali che hanno travolto la città di Boston, raccontati nel film del 2016 Il caso Spotlight, vincitore di due Premi Oscar l’anno successivo.

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Il cast della ventiduesima stagione dell’Unità Vittime Speciali. Foto: Wikimedia Commons.

Pandemia

Non poteva di certo mancare l’emergenza sanitaria, che anche nelle fiction è diventato ormai uno sfondo al quale, forse, ci si è abituati. Nell’episodio Nell’anno in cui tutti siamo crollati (22×12) una ristoratrice rischia il pignoramento del suo locale che ha portato avanti per tutta la vita con grandi sacrifici. A intrecciarsi con la sua vicenda è quella del figlio, adolescente divenuto cupo e triste a casa dell’isolamento, e quella del compagno, musicista di Broadway disoccupato. Il capitano Benson, rimasta per ore nel locale con una pistola puntata, riesce a far ragionare la donna e a condurla fuori dal locale senza l’intervento della forza pubblica.

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Ad attendere la ristoratrice, evidentemente amata nel quartiere, c’è un comitato di persone che ha raccolto per la sua attività trentacinquemila dollari. Un altro riferimento alla pandemia, in particolare a quello che è successo nel nostro Paese, si ha nell’episodio Ricordatemi in quarantena (22×3). Olivia e la sua squadra indagano sulla morte di una ragazza italiana, che era schiva nei confronti dei coinquilini poiché credeva non prendessero troppo sul serio l’emergenza sanitaria, «forse per quello che è successo in Italia» dice uno dei coinquilini. Nell’episodio si scopre poi che il capitano Benson ha un amico italiano, un certo ispettore Rossi di Milano, e parla anche la nostra lingua.

Non è necessario sottolineare anche in questa sede le conseguenze della pandemia sulla salute e sulla situazione economica di tantissime persone. Che dire, forse ci sarebbero dovute essere più persone, in ogni ambito, con l’umanità di Olivia Benson e della sua squadra, che non hanno mai mancato di empatia in ventidue stagioni dell’Unità Vittime Speciali. Persone dotate di ingegno e sensibilità, che sanno spendersi per il prossimo e che sanno chiedere scusa quando sbagliano, come ricorda il piccolo Noah, figlio del capitano Benson, nella prima puntata della ventiduesima stagione.

Michele Corato e Marco Capriglio

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