Politigram: la satira politica e giornalistica su Instagram

«Racconto e analisi della politica e del giornalismo esattamente per come sono». Questa l’intestazione del profilo Instagram di Politigram, la nuova avventura congiunta delle pagine di satira e meme Aggiornamenti Quotidiani dalla Terza Repubblica, Prima Repubblica e Crazy Ass Moments In Italian Politics.

Parliamo di questo nuovo progetto con gli amministratori di Politigram (e delle loro rispettive pagine): Mattia Angeleri (AQTR.official), Sebastian Edoardo di Giovanni (primarepubblica) e Federico Bezzi (crazyitalianpol).


Perché una nuova pagina composta da tre avventure social differenti? Qual è il valore aggiunto rispetto alle vostre singole realtà?

«Il progetto è nato da una idea di Sebastian che ne ha parlato prima con Mattia, del quale stimava già da tempo l’incredibile lavoro da lui svolto con AQTR, e poi con Federico, che aveva conosciuto da poco ma da cui era rimasto molto colpito dalla pagina e dal suo clamoroso e repentino successo internazionale.

L’idea è creare una pagina onnicomprensiva della politica, narrata da più angolazioni. Un osservatorio politico ove si tratta di comunicazione, di informazioni, di storia, satira, meme e tutto il mondo che gira attorno alla discussione politica sui social e la sua narrazione.

Uno sforzo erculeo però, per un singolo individuo, che necessitava dell’esperienza, della vision e delle capacità di più autori. Noi chiacchieravamo già inter nos da tempo, ne abbiamo quindi discusso assieme e deciso che le nostre tre pagine potevano ognuna portare in dote un prezioso elemento per la creazione di questa nuova pagina su Instagram.

Ci siamo subito trovati e ognuno di noi, esulando e sconfinando dalla  specifica area tematica della propria pagina personale, poteva apportare al progetto, adesso comune, le proprie expertise e competenze, rendendo la pagina un unicum a livello nazionale. Quasi una think-tank politico, un osservatorio sui social che, attraverso i social stessi, racconta la politica e la sua narrazione a chi si vuole informare su tali medium. Il valore aggiunto è proprio questo, quello di tre stili e approcci diversi applicati a un comune obbiettivo: informare. Analizzare. Senza alcun filtro, ma rimuovendo i filtri applicati dai vari partiti, leader o testate giornalistiche».

Come riuscite a far conciliare e raccontare la serietà della politica con l’umorismo?

«Una delle cose più incredibili della nostra politica – e lo dimostrano il successo di AQTR e Crazy Italian Politics – è che si presta molto bene all’umorismo, alla satira e all’ironia, giacché da cosa seria che era pare sempre più divenire un qualcosa più atto allo show business, alla comicità, con tratti e venature tipiche della tragedia greca.

Quando comici e parvenu si mettono a gestire la cosa pubblica il rischio di una decadenza c’è. E l’unico modo di sopravvivere alla decadenza dei nostri tempi è raccontarla con ironia, seppur prendendola molto sul serio. L’umorismo, tuttavia, ha più a che fare con le nostre pagine personali e, sebbene certo ve ne sarà in specifiche rubriche, Politigram avrà più a che fare con la disamina critica degli eventi politici intorno a noi».

esistono politici che sfruttano in modo consapevole il ridicolo? Se sì, a che scopo?

«Beh, a osservare la politica contemporanea la tentazione di pensarlo un po’ viene. Basti osservare quello che ora – e per fortuna – è un ex politico e Senatore della Repubblica: Antonio Razzi. Grazie al suo presentarsi sempre ridicolo e clownesco si è creato un personaggio di discreto successo sui social. Non fosse altro che per le esilaranti imitazioni di Crozza.

Volendo alzare il tenore del discorso, si dovrebbe cercare di capire se il politico che si rende ridicolo ne sia cosciente o meno e, nel caso, se questa sia una strategia. Prendiamo l’inglese sdentato ma ostentato di Renzi: è una tattica per  suscitare simpatia o è totale noncuranza – in un impeto di hybris tipica dell’uomo – dell’ondata di ridicolo che porta con sé una tale performance?

Prendiamo Salvini, campione mondiale di presenza sui social: si rende conto o meno che spesso diviene lo zimbello della rete con quelle dirette e faccine che su TikTok che gli vengono appioppate (pagando, fra l’altro!)? E se così fosse, di nuovo: è astuta strategia (perché sarà anche ridicolizzato da tutti, ma intanto lui ha di nuovo un ministero. Chiamalo scemo!) o mera noncuranza?».

Facendo satira su alcuni profili, vi trovate a fare più informazione voi in prima persona piuttosto che quegli stessi profili che cercavano di farla. Si sta forse ribaltando la situazione? Ci si informa più con la satira che con i “canali ufficiali”?

«Scusate se sorrido ma – sarà deformazione professionale – alla vostra domanda mi è venuto subito in mente il celeberrimo meme di Aldo Giovanni e Giacomo ove Giovanni dice: “Cioè, si sta ribaltando la situazione!”…

Crediamo che scherzando si possa dire la verità, citando Oscar Wilde. Ai nostri tempi si riesce davvero a fare più informazione con l’ironia che non con un comunicato di agenzia – se ciò poi sia un bene o un male lo lasceremo decidere ai posteri.

O ai post, se preferisci, nel nostro caso».

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Ma la satira… è di destra o di sinistra?

«Se fatta bene è, e deve essere sempre, trasversale e apartitica. Basta che segua la sua regola aurea: colpire sempre e solo il potere e i potenti.

È una cosa su cui insistiamo molto. La completa equidistanza da ogni ideologia, partito politico o testata giornalistica. E, ripeto, saremo focalizzati più sulla seria analisi politica che al suo dileggio».

Qual è il ruolo dei media tradizionali (TV e stampa) nella comunicazione politica?

«Mantenere lo status quo. Se leggi tutta l’informazione sei sovra-informato (viviamo nell’era dell’infodemia e, avendo troppe informazioni da assimilare, siamo più confusi di prima); se non leggi le notizie sei disinformato, nel senso tecnico di non-informato; se ne leggi solo una parte sei misinformato.

Con Politigram a fornire un’alternativa: una informazione chiara, schietta, sintetizzata per il fruitore dalle varie rassegne stampa che compiliamo affinché sia il lettore, in un colpo d’occhio, a farsi la propria idea».

E quello dei social?

«Parlare ai giovani, per i giovani, nel linguaggio dei giovani. Che non vuol dire in modo sciatto o veloce, nel tempo di uno swipe o di un like – e qua bisogna una volta per tutte sfatare questo mito che ai giovani non interessi l’informazione o la politica! – ma invece accattivante ed efficiente. E, ove possibile, che faccia anche ridere.

Perché il riso implica la riflessione, motivo per cui il potere ha sempre visto di cattivo occhio la satira e i suoi autori».

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Qual è il futuro della vostra pagina? E quello della satira, in un clima sempre più buonista e meno permissivo?

«Il futuro è per definizione infuturibile, ed essendo appena nati non possiamo saperlo, né vogliamo azzardare ipotesi per poi fare la fine della “Fassina Cumana”, scusate il gioco di parole alla spese del povero Piero.

Possiamo però dirvi cosa vorremmo sia e diventi: un luogo dove poter essere informati sui fatti politici senza filtri né favoritismi, a colpo d’occhio e con qualche risata. Un caposaldo per chi ama la politica e la sua narrazione. Sul futuro della satira invece non abbiamo dubbi: vivrà e prospererà, nella misura in cui proveranno, come sempre fanno, a silenziarla.

Mentre i censori della storia, tutti, sono andati, e molti senza lasciar traccia, la satira è ancora qua. È viva e vegeta e lotta e ride in mezzo a noi».


Articolo in collaborazione con Francesco Stati

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