Associazione d’Idee incontra… Associazione d’Idee! – parte 1

In questo numero di theWise Magazine è presente un incredibile gioco d’incastri. Oggi abbiamo incontrato l’Associazione d’Idee di Bologna, che ha incontrato sé stessa per noi. Sembra contorto, ma non lo è. Questa realtà, tra le sue attività, presenta una redazione interna che oggi ha incontrato la dirigenza, gli operatori e l’utenza dell’associazione stessa, per farvela (e farcela!) conoscere. Un lavoro completamente ideato, “intervistato” e trascritto da Eugenio e Giovanni, partecipanti al progetto Idee per la mente.

Una Storia di Idee

In questa sezione si riportano le interviste alla presidente Rosanna De Sanctis, alla vicepresidente Rita Mastellari, al coordinatore Giacomo Busi e alle educatrici Irene Centonze, Benedetta Bozicevich, Elena Centorino e Alissa Brugnoli.

Rosanna, in che anno è nata l’Associazione d’Idee? Perché questo nome?

«Associazione d’idee è nata nel 2003: il prossimo anno festeggiamo vent’anni. Si chiama così perché quando è nata eravamo cinque colleghe, tutte donne, e abbiamo giocato sull’idea che avevamo dell’associazione e poi sulla parola “dee”».

Quali sono gli obiettivi? Quali sono le “IDEE” realizzate?

«Gli obiettivi sono legati agli ambiti dell’associazione stessa e seguono la crescita della persona, dall’infanzia all’adolescenza, poi l’età adulta e la formazione in senso più ampio. La prima grande idea è stata quella di gestire per quattordici anni centri estivi, dedicati ai bambini con disabilità e non. È stato un progetto importante perché ci ha permesso di portare avanti il nostro modello di inclusione e lavorare sull’idea culturale stessa di inclusione, unendola all’innovazione.

L’altro progetto macro è stato il gruppo di autonomie e poi la costruzione di Casa delle Idee. A questo si è legato poi l’apertura del B&B e tutti gli altri progetti che l’associazione segue».

PerchÉ è importante il lavoro di associazione d’idee? Qual è la cosa principale che permette all’associazione d’idee di realizzare i propri progetti ?

«È importante perché è un lavoro che innanzitutto unisce: impariamo tantissime cose l’uno dall’altro. Questi progetti nascono dal lavoro che facciamo tutti insieme. Pensiamo poi che questa società abbia bisogno di luoghi come Associazione d’Idee, che non fanno soltanto della teoria dell’inclusione, ma la praticano. Associazione d’idee in questi anni ha sempre sognato e poi realizzato le attività.

La passione per il proprio lavoro è la prima caratteristica per realizzare un progetto. L’altra cosa importante è trovare persone che condividano i progetti, e queste persone sono gli educatori. Bisogna studiare molto, avere delle idee innovative e condividere con tutti. “Sognando Gianni Morandi” per esempio nasce da un’idea lanciata da te, Giovanni, in cui è stata coinvolta l’associazione. Passione, creatività, collaborazione, ascolto».

Perché ti occupi delle persone con sindrome di down in Associazione d’idee?

«Mi sono sempre occupata di disabilità: quando sono venuta a Bologna le prime persone che ho conosciuto erano delle bimbe molto piccole con sindrome di Down. Mi interessa capire come la sindrome di Down sia cambiata con voi in questi anni. La mia sfida è stata quella di voler scoprire i vostri talenti».

Leggi anche: “Sorelle per la vita”: intervista alla psicoterapeuta Valeria D’Ambra.

Quanto sono importanti le persone che collaborano con l’associazione d’idee?

«Gli educatori sono fondamentali: senza di loro non si andrebbe avanti. Non sono solo la parte esecutiva ma anche quella di progettazione. Poi ci sono anche tante altre figure che ruotano attorno all’associazione: come dicevo prima è importante la condivisione, anche se si arriva alla critica costruttiva. Nel dialogo e nel confronto nascono sempre delle buone soluzioni».

In tutti questi anni di attività ci sono stati dei cambiamenti nell’ambito sociale del territorio di bologna sui temi di cui l’associazione si occupa?

«Tante cose sono cambiate in meglio, sotto certi aspetti. L’associazione ha avuto sempre uno sguardo allargato. Il centro estivo lo facevamo per la città di Bologna, per tutti quartieri e i suoi cittadini, al fine di dialogare con la città stessa. L’apertura del B&B non è solo per la città di Bologna ma è un progetto turistico che esce dal piccolo e va verso una comunicazione per tutti. A noi piace l’idea che sia conosciuto non solo dalle persone “addette ai lavori” ma da tutta la popolazione, anche a chi non si occupa di disabilità o sindrome di Down! C’è ancora molta strada da fare, molte cose sono cambiate altre devono ancora cambiare. Ci sono tanti progetti futuri, ma sono una sorpresa. C’è un grande progetto in costruzione!».

associazione idee
Giovanni ed Eugenio in redazione.

Rita, di cosa ti occupi in associazione d’idee?

«Sono una pedagogista, counselor ed educatrice scolastica. Queste professioni, all’interno della nostra associazione, si uniscono per fare un lavoro più educativo rispetto a quello psicologico, che svolge invece la nostra presidente Rosanna de Sanctis, psicologa e psicoterapeuta, e il nostro coordinatore Giacomo, psicologo.

La funzione della pedagogia è quella di lavorare sul “come”: negli anni ho cercato di tenere contatto con le famiglie, con i ragazzi e con il territorio, soprattutto per quel che riguardava l’ambito scolastico e dei processi educativi.

Noi lo sappiamo molto bene se non siamo a nostro agio, se non ci sentiamo tranquilli e ci agitiamo l’apprendimento ne viene influenzato in modo negativo. Importante è anche il lavoro di sostegno alle famiglie nel percorso di crescita dei loro figli».

Insieme a Rosanna sei la colonna portante dell’associazione d’idee. Perché il contributo educativo è così importante per svolgere le attività?

«Il contributo educativo secondo me è fondante insieme a quello psicologico. Io e Rosanna abbiamo cercato di unire due professioni, una che cerca il “perché” e una che cerca il “come”. Il lavoro educativo si unisce a quello psicologico e nella loro integrazione si ha un miglioramento del lavoro sociale che svolge Associazione d’Idee: avere una solida radice sul territorio e di leggere bene i bisogni delle persone».

Perché hai scelto di occuparti di educazione di persone con disabilità?

«Perché io mi sono sempre sentita una persona con delle difficoltà e ho trovato proficuo essere aiutata. La cosa importante che io ho imparato a fare è stata quello di chiedere aiuto dove io non riuscivo a fare. Questa cosa mi ha permesso di poter mettere la mia professione in accompagnamento ad altre persone che in certi momenti necessitano di aiuto».

Ci racconti un episodio, un momento, un ricordo che ti ha colpito di più nel tuo lavoro in associazione d’idee ?  

«L’associazione mi commuove. Più che un episodio particolare, ce ne sono tanti e non riesco a ricordarne uno nello specifico: il bello è proprio l’atmosfera che si respira in associazione, quando si sta tutti insieme. Questo piacere, le risate. Quando stiamo insieme e ridiamo con quella risata vera, che ci viene dalla pancia. La sensazione che ho è quella di comunanza e di comunità, di benessere e libertà di essere quello che noi siamo. Mi viene in mente quando è venuto Gianni Morandi a trovarci e abbiamo fatto il nostro video: immaginate lo stupore e l’emozione!».  

Giacomo, tu di cosa ti occupi? Come si progettano le attività?

«Io mi occupo del coordinamento educativo, scrivo progetti e cerco nuovi finanziamenti per trovare nuove strade più arricchenti per noi. Per scrivere un progetto, ci vuole un’idea: parlando con le colleghe, con Rita e Rosanna nasce appunto un’idea che vogliamo proporre. Essa nasce anche da tutti i bisogni che vediamo nelle ragazze e nei ragazzi. È l’insieme dell’ascolto dei bisogni che dà vita alla progettazione educativa».

Che cos’è la casa d’idee?

«La Casa delle Idee è un appartamento incentrato sulle autonomie. È la nostra sede operativa nella quale svolgiamo la maggior parte delle attività. Questo progetto prevede che i partecipanti facciano dei soggiorni in cui si fanno laboratori e tante altre attività di vita quotidiana.

Sono tutti partecipanti con sindrome di Down, ragazzi e ragazze, giovani adulti. In questo weekend si allenano a vivere da soli con l’educatore. Ci possono essere weekend o settimane di autonomia».

Ci sono dei momenti che hanno reso il lavoro dell’associazione visibile agli altri?

«Ci sono stati diversi momenti che hanno raccontato i vari progetti che abbiamo fatto sul territorio per i cittadini di Bologna e non solo. Sicuramente uno tra i più importanti è stato Sognando Gianni Morandi. Un film, un cortometraggio con voi protagonisti in cui si raccontava varie tematiche: le autonomie, il lavoro, le relazioni, l’amore. E soprattutto ha visto ospite Gianni Morandi e ha contribuito alla fama dell’esperienza.

Un altro progetto che dà visibilità all’associazione è quello del B&B Via delle Idee che è sito di fronte alla nostra sede in via Saragozza 76, a Bologna. Questo è un appartamento che affittiamo come B&B ai vari ospiti ed è coogestito da voi giovani adulti con la sindrome di Down. Un altro progetto dove il pubblico ci può vedere è Intervistati, che è una rubrica dove Giovanni e Agnese intervistano un ospite di eccellenza che va in diretta Facebook, di solito al martedì sera. Invito i lettori di theWise Magazine a guardarci!».

Cosa serve per far funzionare al meglio tutte le attività ?

«Sicuramente ci vuole professionalità, cosa che tutta la nostra equipe possiede. Ci vuole impegno anche di Rosanna e Rita e di tutti quelli che permettono di far andare avanti le cose e ci vuole anche la presenza dei ragazzi e l’impegno delle famiglie. Impegno a dare valore a quello che facciamo. Alla fine, ci vuole anche un po’ di sentimento e amore per quello che si fa».

Passiamo ora alle nostre educatrici. In cosa consiste la vostra professione?

Irene: «In questa associazione svolgo il ruolo di educatrice e pedagogista: mi occupo proprio di accompagnare voi ragazzi nel percorso di autonomie che state svolgendo. Osservandovi poi propongo anche dei nuovi laboratori, come per esempio quello che state svolgendo, Idee per la Mente. Questo laboratorio si svolge due mercoledì al mese. Ci incontriamo per due ore e scegliamo un diverso argomento, un libro, una canzone, un programma, dei giornali o delle riviste: le leggiamo e le recensiamo. La cosa importante è far vedere che anche voi avete degli interessi e che vi interessano le cose che vi circondano. Soprattutto che avete anche voi delle opinioni libere e noi vogliamo farle conoscere a tutti!».

Da sinistra: Eugenio, Irene e Giovanni.

Benedetta: «Sono una educatrice progettista, quindi mi occupo anche di progetti educativi. Qui, oltre ai progetti sulle autonomie, mi occupo anche del laboratorio di cucina, del laboratorio dei fiori e del progetto del B&B. Il laboratorio di cucina si svolge una volta a settimana il venerdì mattina e ha una durata di due ore: scegliamo insieme la ricetta da realizzare, impariamo delle tecniche e vediamo strumenti nuovi e poi procediamo nel fare la ricetta. Quello che cuciniamo lo mangiamo anche!

Il laboratorio dei fiori si svolge il martedì con Daniela, che ci insegna a fare delle creazioni floreali, con le piante e con oggetti che di solito non si utilizzano. Ridiamo nuova vita a tanti vecchi materiali. Il progetto del B&B è un progetto che portano avanti i ragazzi stessi: accolgono gli ospiti e si occupano di tutte le mansioni che ci sono da svolgere in un hotel. Si incontrano anche tanti ospiti italiani, inglesi, spagnoli, cinesi… bisogna quindi cavarsela con l’inglese!».

Elena: «Sono educatrice e nello specifico mi occupo di seguire insieme alle mie colleghe il laboratorio di autonomie Chiavi delle Idee, nel quale ogni mese prendiamo in esame un’autonomia diversa da sviluppare. Per esempio tematiche sul comportamento, sul denaro, sulla gestione del corpo o sul movimento».

Alissa: «Io sono un educatrice e nella Casa delle Idee mi occupo dei laboratori di autonomia, dei weekend e delle settimane autonome».

Qual è per te la cosa importante nel tuo lavoro educativo in associazione d’idee ?

Irene: «Sicuramente l’ascolto è una parte fondamentale del nostro lavoro educativo: molto importante è osservare, cogliere i segnali che voi ci date, i vostri bisogni, quelli espressi e quelli non espressi, capire i momenti. I momenti per fare, i momenti per dire e il momento che voi vivete. Da qui nasce tutto il percorso educativo che noi costruiamo con voi».

Benedetta: «Per me la cosa importante è sostenere tutti i progetti che l’associazione propone e tutti i percorsi di ogni ragazzo. Ognuno ha un proprio percorso ed è importante per riuscire ad individualizzarlo essere in ascolto. Riuscire a capire e riconoscere le inclinazioni e le preferenze di ciascuno per poter creare dei progetti individualizzati in cui ogni ragazzo si riconosca e sia felice di poterlo fare».

Elena: «Una cosa importante è sicuramente riuscire a relazionarmi con voi nella maniera più corretta e trasmettervi delle conoscenze: però anche imparare da voi delle cose. Non sono educatrice da tanto tempo e sto imparando questo mestiere insieme e grazie a voi».

Alissa: «Una cosa importante secondo me è la collaborazione, sia tra il gruppo di lavoro con i colleghi, sia con voi ragazzi».

Ci sono degli argomenti che vengono approfonditi più frequentemente?

Irene: «Quelli principali sono le relazioni, il lavoro e la socialità. Un’altra cosa importante che caratterizza il vostro percorso è quella di costruire strumenti che vi possono aiutare e facilitare dove magari trovate più difficoltà».

Benedetta: «Il primo che mi viene in mente è quello sulle tematiche relazionali e sull’adeguata comunicazione. È stato proposto frequentemente perché ogni ragazzo, con il passare del tempo, vive nuovi contesti, nuovi ambienti e a volte può essere difficile. Cambiare lavoro o esperienze nuove svolte in associazione richiedono di essere adeguati ad un ambito differente. Quindi è importante per ogni ragazza e ragazzo inserirsi correttamente in ogni ambito nuovo ed esperienza per viverli al meglio».

Elena: «Sicuramente il tema dell’autonomia è il principale, autonomia sotto diversi aspetti: sia relazioni amicali e di coppia, sia nella gestione di certi eventi della propria vita quotidiana personale in relazione agli altri. L’autonomia è al centro del vostro percorso, perché lo scopo è quello di diventare più indipendenti possibili».

Alissa: «Durante i laboratori di autonomia parliamo molto spesso dell’uso del cellulare, perché abbiamo visto che vi è molto utile sapere e capire sia come usarlo e sia quando usarlo. Un altro argomento importante che abbiamo affrontato è stato il comportamento giusto in base al contesto».

Ci racconti un episodio, un momento, un ricordo che ti ha colpito di più?

Irene: «Una foto che mi avevate inviato durante la prima settimana autonoma, in cui avevate svolto un pezzo completamente da soli: quello di preparare il pranzo. Avevate fatto un selfie tutti sorridenti e soddisfatti per aver preparato il pasto dall’inizio alla fine. È stata una foto molto emozionante per me, perché mi ha fatto capire che il lavoro che noi educatori insieme a Rosanna, Rita e Giacomo stavamo svolgendo andava nella giusta direzione».

Benedetta: «Ricordo bene la prima vacanza al mare con voi, che è uno dei più importanti ricordi per me. Un luogo diverso, in cui si fanno attività differenti e si instaurano legami diversi da quelli che sono più frequenti durante l’anno».

Elena: «Il momento estivo delle vacanze è un momento molto importante nel quale ci mettiamo in gioco e mettiamo alla prova quello che impariamo durante l’anno. Abbiamo la possibilità di sperimentare le esperienze avute durante il laboratorio nella settimana di vacanza. Un momento molto bello e divertente, ma dal quale si può sempre imparare tanto».

Alissa: «Ricordo molto bene la prima volta che sono venuta in associazione: quando sono arrivata voi eravate tutti in sala a fare il laboratorio di musica e io mi sono seduta a cantare con voi e ci siamo conosciuti così. È un ricordo che porto con me e mi piace molto».

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